Museo dell'Emigrazione, di ThePants - www.flickr.com

Due sportelli informativi a Scutari e Tirana, per migranti verso l'estero e di rientro nel paese di origine, aperti da Acli-Ipsia nell'ambito di un progetto di cooperazione. A due anni dall'avvio, emerge un nuovo quadro del flusso migratorio albanese sia sul piano quantitativo sia qualitativo. Un'intervista

06/05/2010 -  Marjola Rukaj

Acli-Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani è presente in Albania dal 2004 con progetti sviluppati dalla sua Ong IPSIA, in collaborazione con Patronato Acli e Acli Lombardia. Gli ambiti di intervento sono diversi e si concentrano prevalentemente nelle aree urbane di Scutari e Tirana. Tra questi, il progetto “Emigrazione, immigrazione e diritti” che si svolge a stretto contatto con il Patronato Acli in Italia, rivolto ai cittadini albanesi che vogliono intraprendere un percorso migratorio verso l’Italia o che intendono tornare in Albania dopo un’esperienza di migrazione. Per questo sono stati aperti da Acli-Ipsia due sportelli informativi, uno a Scutari nel 2007 e uno a Tirana nel 2008, che accompagnano i cittadini albanesi in questi percorsi migratori. Attraverso l'intervista a Mirela Sala, responsabile in Albania del progetto, emerge uno spaccato di quanto e come è cambiato il flusso dei cittadini albanesi verso l'Italia e quello di rientro.

In che cosa consiste il lavoro di Acli a Tirana, nell'ambito dell'emigrazione?  

Lo scopo di questo progetto è offrire assistenza e consulenza alle persone che vogliono avviare il processo di emigrazione, prevalentemente verso l'Italia. Fungiamo in qualche modo da tramite tra il consolato e i cittadini migranti, accorciando i tempi e, dato che il servizio è gratuito, facendo loro risparmiare il costo di un eventuale avvocato.

La nostra assistenza parte dalla compilazione dei moduli fino alla presentazione dei documenti presso il consolato e spesso anche in seguito. Infatti uno degli obiettivi di Acli è quello di seguire gli assistiti non solo durante il percorso burocratico in Albania ma anche oltre, accompagnando il cittadino durante tutto il processo migratorio e quindi anche durante la permanenza in Italia. Questo obiettivo è realizzabile grazie alla collaborazione tra le strutture di Acli in Albania e quelle distribuite sul territorio italiano.

A due anni dall'apertura dei vostri sportelli di Tirana e Scutari, può dirci quali sono i risultati ottenuti finora? E quali sono le principali tendenze della migrazione albanese negli ultimi anni?

Un dato che riteniamo importante, come indice di valutazione della validità del servizio che offriamo, è rappresentato dal fatto che anche dopo il processo migratorio i cittadini ci chiamano per ringraziarci. Indica che abbiamo realizzato in pieno l'obiettivo che volevamo raggiungere. Inoltre, gli studenti ad esempio continuano a rivolgersi a noi persino quando stanno già in Italia e hanno da risolvere questioni legati al rinnovo del permesso di soggiorno, o quando devono affrontare altre tappe del loro percorso burocratico durante la permanenza sul territorio italiano.

In base ai nostri dati, in primo luogo gli albanesi emigrano per effettuare il ricongiungimento famigliare, poi per motivi di studio e per motivi economici. Rispetto a coloro che richiedono il ricongiungimento con i familiari all'estero, si tratta per lo più di anziani, che hanno difficoltà ad orientarsi e a seguire le pratiche presso i consolati. I soggetti interessati ai nostri servizi sono principalmente gli studenti e in minor misura i lavoratori, condizionati questi ultimi dalla politica dei flussi in Italia. Infatti la pratica dei flussi, e il malfunzionamento delle quote, ha fatto sì che i “migranti economici” rappresentino negli ultimi anni un numero esiguo. Infine, sono molti gli albanesi che mirano ad andare in Italia solo per turismo e in visita ai propri familiari. Quello di cui si può essere certi, è che gli albanesi hanno superato di gran lunga la fase dell'emigrazione illegale.

Che tipo di rapporti avete con le istituzioni albanesi, tenendo conto della farraginosa burocrazia e della corruzione dilagante che le caratterizza?

Da questo punto di vista le testimonianze dei cittadini che si rivolgono a noi ci segnalano quanto sia difficile il mondo delle istituzioni albanesi. Vi è ancora una mentalità diffusa che la burocrazia - effettivamente difficile - la si deve gestire ricorrendo a tangenti che smuovono qualsiasi pratica burocratica, sistemi che a loro volta continuano ad alimentare questa mentalità. Per quando riguarda noi, in quanto soggetto, non abbiamo invece riscontrato questo tipo di difficoltà. Finora nei nostri confronti abbiamo raccolto una notevole volontà di collaborazione da parte di tutte le istituzioni e degli enti con cui abbiamo relazioni.

Grazie a una vostra iniziativa è stato compiuto inoltre un passo avanti nell'ambito della previdenza sociale. Che cosa apporterà tale iniziativa per i migranti albanesi?

Effettivamente la firma dell'accordo con l'Istituto albanese della previdenza sociale, avvenuta all'inizio di quest'anno, ha una grande importanza. Con tale accordo si mira a rendere possibile il ritorno dei migranti nel loro paese ottenendo la convalida dei contributi previdenziali versati all'estero. Finora il fatto che un cittadino avesse lavorato in parte in Albania e in parte in Italia - versando di conseguenza i contributi in due paesi diversi - costituiva al rientro in Albania un ostacolo nel raggiungimento della necessaria anzianità di lavoro ai fini pensionistici. Per cui, ad esempio, se un cittadino vuole ottenere una pensione parziale - per la quale sono necessari 15 anni di lavoro - di cui magari 14 anni sono stati svolti in Albania e 1 anno all'estero, attraverso il contributo volontario si può riuscire a recuperare l'anno mancante, e ottenere la pensione parziale.

Come avverrà questo processo in termini concreti?

Abbiamo previsto l'istituzione di alcuni sportelli adibiti solo ed esclusivamente a questo servizio. Per ora l'accordo è solo politico, poiché è stato appena firmato a fine gennaio. Attualmente si stanno facendo i passi necessari all'applicazione concreta dell'accordo. E' questione di tempo, ma rimaniamo fiduciosi nella collaborazione con l'Istituto di Previdenza.

Come procede la collaborazione con questo Istituto?

Per ora la collaborazione è ottima. Siamo mossi da interessi comuni e l'Istituto si sta mostrando molto disponibile. E' nell'interesse del sistema previdenziale albanese attrarre questa categoria di contribuenti, che poi vanno ad aumentare il budget statale a disposizione degli albanesi. Negli ultimi anni si assiste ad un flusso costante di migranti che rimpatriano, costituendo una categoria di cittadini da non sottovalutare per il futuro sviluppo del paese. Per quanto per ora non si tratti di risorse cospicue, prevediamo in futuro una sensibile crescita del fenomeno.

Sono molti gli albanesi che ritornano in patria?

Il fenomeno del rientro in patria di cittadini albanesi, dopo una lunga esperienza di emigrazione, lo riscontriamo nella nostra quotidianità. Per vari motivi sta prendendo piede ultimamente più che in passato, ma non vi sono statistiche credibili al riguardo. Gli albanesi sono molto discreti in questo senso, perché spesso il rimpatrio viene percepito come un fallimento personale. Sono in pochi quelli che si recano all'ufficio di collocamento per dichiarare di essere rimpatriati. Le statistiche ufficiali si riferiscono però a questi dati, che non rispecchiamo di conseguenza la realtà.

Quali sono i motivi di questo rimpatrio?

I motivi sono diversi, tra cui ad esempio la crisi economica che sta colpendo l'Italia. In molti ritornano anche per motivi familiari oppure per investire nel settore economico in Albania dopo una lunga esperienza di emigrazione. Non indifferente anche il numero degli studenti che ritornano, poiché per i laureati all'estero è molto difficile riuscire a trovare lavoro nel paese in cui si sono laureati. Purtroppo in molti rimangono delusi quando si trovano a dover fare i conti con il mondo del lavoro in Albania, in cui hanno una certa priorità rispetto a chi si è laureato in Albania, ma l'inserimento rimane tutt'altro che facile dal punto di vista burocratico. Non esiste purtroppo alcuna strategia di accoglienza per i laureati all'estero, ma pensiamo che con l'aumento del fenomeno si prenderanno dei provvedimenti per sostenerli in questo processo.

Inoltre, vi è la necessità di incanalare le risorse a disposizione della migrazione di ritorno nel migliore dei modi. A proposito, Acli ha in corso un progetto di orientamento dei migranti rimpatriati su dove e come investire in Albania. Sono previsti percorsi di formazione per far conoscere loro il mercato albanese e per utilizzare al meglio le esperienze di tipo culturale e intellettuale che hanno acquisito all'estero. Abbiamo infatti notato che i migranti che investono in Albania si lanciano soprattutto nel settore della ristorazione. In base ad analisi di mercato, questo settore non è invece quello che offre più spazio di sviluppo. Ve ne sono molti altri decisamente meno coperti e che offrono maggiori margini.

Infine, cosa potrebbe accadere con la tanto attesa liberalizzazione dei visti Schengen?  

E' un momento molto atteso dai cittadini albanesi e sarà vissuto con estrema positività. Ma con questo voglio sottolineare che a mio avviso non ci sarà alcun esodo di massa. L'attesa rispetto a questo momento è legato al desiderio degli albanesi di non sentirsi più isolati, di poter così viaggiare, muoversi, quando se ne sente la voglia o la necessità, senza limitazione alla propria libertà individuale.


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