Una scena del film Il Padrino

Varata di recente la nuova legge antimafia, creata sul modello di quella italiana rappresenta un passo necessario per combattere un fenomeno che sta aumentando di dimensioni in maniera considerevole. Secondo indagini internazionali sarebbero 15 le famiglie mafiose albanesi

14/10/2004 -  Indrit Maraku

All'indomani della tragedia del 9 gennaio scorso nel mare di Valona, quando un gommone carico di clandestini naufragò provocando la morte di oltre 20 persone, il Premier Fatos Nano annunciò la creazione entro marzo di una "storica" legge antimafia. L'intenzione era quella di colpire le retrovie economiche della criminalità organizzata. Malgrado l'estrema urgenza di tale legge nella lotta al crimine, le autorità di Tirana sono riuscite a completarne la stesura solo alcuni giorni fa, portando il progetto in Parlamento, dove è passato a pieni voti, compresi quelli dell'opposizione. Intanto, una dichiarazione forte è arrivata dal procuratore generale della Repubblica, Theodhori Sollaku, che avverte sul pericolo di alcuni tentativi di produrre nel Paese droghe sintetiche, mentre l'Fbi ha presentato agli omologhi di Tirana un rapporto sulle 15 famiglie mafiose albanesi.

L'attesissima legge
Come sin dall'inizio annunciato, nella stesura della legge, creata sul modello italiano, un aiuto importante agli esperti albanesi è arrivato dalla Procura antimafia italiana. Il vice procuratore Francesco Mandoi, coinvolto in prima persona, durante una visita di qualche giorno fa a Tirana, si è detto contentissimo della decisione favorevole del Parlamento, aggiungendo che "d'ora in poi le strutture dello Stato albanese avranno un'arma in più contro il crimine organizzato".

Intitolata "Sulla prevenzione e la repressione della criminalità organizzata", la nuova legge introduce per la prima volta il sequestro preventivo dei beni provenienti da attività illecite. Molti analisti del settore l'hanno giudicata come "una vera e propria rivoluzione nella lotta ai traffici illegali", poiché la legge attribuisce ai tribunali il potere di pretendere spiegazioni sull'origine del proprio patrimonio non solo dalle persone sospettate di legami diretti o indiretti con la criminalità, ma anche dai loro figli, dal coniuge o dal convivente della persona indagata.

Per il ministro degli Interni, Igli Toska, l'approvazione della legge antimafia facilita molto le procedure per colpire i beni dei trafficanti. "Molto presto inizieremo le operazioni per bloccare e sequestrare le proprietà dei gruppi e delle organizzazioni criminali", ha promesso, sottolineando che su questo aspetto, le strutture della polizia se ne stanno occupando già da un anno

Pericolo droghe sintetiche
L'Albania rischia la produzione di droghe sintetiche: a lanciare l'allarme è stato il procuratore nazionale, Theodhori Sollaku, nel corso di una conferenza sulla lotta al traffico di droga organizzata dal ministero degli Interni. "Per il momento - ha spiegato - la marijuana è l'unico stupefacente prodotto in Albania, ma abbiamo già trovato le tracce della produzione di papavero da oppio. Sospettiamo che siano in atto tentativi per la produzione di elementi base necessari alla fabbricazione di droghe sintetiche e questo costituisce la forma più pericolosa del fenomeno della droga". Insomma, nonostante la nuova legge, non si può abbassare la guardia. E per questo, Sollaku presenta pure il lungo viaggio della droga, dall'Asia all'Europa. Secondo lui, l'eroina proveniente dall'Afghanistan entra in Albania dal Kosovo e dalla Macedonia, transita per il Paese per essere trasportata in Italia, e successivamente in tutta l'Europa.

Le forti affermazioni del procuratore, sul rischio di produzione di droghe nel Paese, non hanno fatto altro che confermare le ultime accuse europee indirizzate a Tirana, che però essa ha regolarmente respinto. Le autorità albanesi si sono sempre rifiutate di ammettere un ruolo di "produzione" di droghe del Paese, accettando solo quello di "transito", soffrendo così "il malfunzionamento di altri Paesi" confinanti, secondo le parole del ministro degli Interni durante la conferenza antidroga organizzata dal suo dicastero. Ma presto ha dovuto smentirsi.

Pochi giorni dopo la conferenza, la polizia ha scoperto un laboratorio per la produzione dell'eroina, in un appartamento a Tirana. Trovandosi davanti ai fatti, al ministro Toska non è rimasto altro che fare retromarcia e tradurre meglio le parole del procuratore Sollaku. Di fronte ai giornalisti, ha ammesso che ci sono stati casi non solo di produzione della pianta o di altri componenti dell'eroina, ma addirittura di droghe sintetiche come l'ecstasi.

15 famiglie mafiose
Ma la criminalità organizzata albanese, sembra preoccupare più le autorità internazionali che quelle locali. In mancanza di precise e serie inchieste degli inquirenti albanesi, i media hanno pubblicato negli ultimi giorni due recenti rapporti allarmanti, uno dei servizi segreti tedeschi e l'altro del Fbi americana.

Durante un convegno a Berlino sulla 'Globalizzazione del terrorismo', August Hanning, a capo dell'intelligence tedesca (BND), ha dichiarato che "nel suo insieme, la criminalità organizzata albanese costituisce oggi la maggior minaccia per l'Europa, con una rete che si espande fino negli Stati Uniti e in Australia".

Gli americani, invece, hanno avvertito gli specialisti del ministero degli Interni sull'esistenza di 15 famiglie mafiose albanesi, ben organizzate e molto simili in struttura a quelle della mafia italiana. "Di esse abbiamo tutte le informazioni necessarie, ma è molto difficile colpirle poiché hanno legami stretti con la politica", cita gli agenti del Fbi il quotidiano "Korrieri", che ha reso pubblico il rapporto. Secondo quest'ultimo, la mafia albanese "è la mediatrice tra i coltivatori afgani, i produttori turchi e il mercato mondiale dell'eroina" aggiudicando ad essa "i legami ed i contatti migliori per la diffusione ed il commercio della droga". Il rapporto le definisce come organizzazioni ibride, "coinvolte sia nel crimine che in politica".

Secondo gli inquirenti Usa, queste 15 famiglie inizialmente si sono occupate di contrabbando, ma approfittando della guerra in Kosovo sono riuscite ad aumentare i guadagni grazie al traffico d'armi e d'eroina. Solo per l'anno 2000, il loro fatturato è stato calcolato sui 2 miliardi di dollari, mentre "oggi 80% del traffico dell'eroina passa attraverso l'Albania". Il boss più potente tra loro viene identificato in Daut Kadriovski, arrestato alcuni anni fa in Albania, ed accusato dai media di Tirana di legami stretti con le famiglie di alcuni politici molto noti nel Paese. Ora è libero e vive negli Usa, dove secondo l'Fbi è in contatti con "Cosa nostra".


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