Lulzim Basha

Lulzim Basha

Una crisi politica cronica e tre mesi di ricorsi e contestazioni seguite alle elezioni amministrative dell'8 maggio. Alla fine anche Tirana ha un nuovo sindaco: Lulzim Basha, ex ministro dell'Interno. Il sindaco uscente, Edi Rama, rinuncia alle manifestazioni di piazza e promette il ritorno dell'opposizione in parlamento

03/08/2011 -  Marjola Rukaj

A distanza di tre mesi dalle elezioni amministrative, sembra finalmente finito il torpore elettorale in Albania. Le elezioni dello scorso 8 maggio, come di consueto, hanno causato una crisi politica paralizzante che si è aggiunta alla pesante crisi in cui il Paese giace da ben 2 anni. Lo schema del conflitto è sempre uguale: i due poli principali della politica albanese che si contendono la vittoria, questa volta la carica del sindaco di Tirana.

Per tre mesi tutta l'Albania è rimasta ferma a guardare in diretta, al limite del tragicomico, la conta dei voti, la riconta dei voti irregolari, l'esaurimento nervoso dei membri della commissione elettorale centrale, e la guerra quotidiana a colpi di conferenza stampa tra Sali Berisha ed Edi Rama. Al punto che la crisi ha persino cessato di di fare notizia. Il risultato, oltre al torpore mediatico, è stato un Paese paralizzato a tutti i livelli, e l'attenzione distolta dai veri problemi che affliggono l'Albania. Alla fine, dopo tre mesi di crisi, Tirana ha un nuovo sindaco, Lulzim Basha, che ha appena celebrato la nuova carica con il giuramento e con il sacrificio di un agnello, come (antica) tradizione vuole.

Per un pugno di voti

L'ennesima crisi albanese è scaturita al momento della conta dei voti per il sindaco di Tirana. A processo finito, Edi Rama, il sindaco uscente, risultava in vantaggio di una settantina di voti rispetto al suo rivale Lulzim Basha. Il risultato molto stretto ha messo in evidenza che i cittadini di Tirana considerano i due avversari molto simili e non abbastanza stimolanti. La situazione avrebbe potuto dar luogo a una coabitazione politica, una sorta di Grosse Koalition per Tirana, che sarebbe stata in termini di gestione una mossa molto costruttiva per la città, data la compatibilità dei punti di vista tra i due rivali, ma anche della somiglianza tra destra e sinistra in Albania.

Ma vista la profonda conflittualità che caratterizza i rapporti tra i maggiori poli della politica albanese, l'ipotesi è apparsa tanto remota da non venir presa in considerazione neanche dagli analisti più super partes del Paese. I settanta voti in più di Rama, hanno fatto scaturire la corsa alla denunce da parte della destra di Berisha, che è riuscita a far continuare il conteggio tirando in ballo voti in bilico, voti falsi, voti doppi e irregolari, tutto trasmesso in diretta dalle tv nazionali. E infine tra altri ricorsi, consegnati e ritirati da parte dell'opposizione, con il riciclo di voti regolari e irregolari, e anche cumulando sorprendentemente qualche migliaio di voti di esubero sul totale dei votanti nella capitale, la commissione elettorale centrale ha dichiarato che Lulzim Basha è il nuovo sindaco di Tirana, basando la legittimità del procedimento su presunti precedenti.

Edi e gli internazionali

L'opposizione, con a capo il sindaco uscente di Tirana, ha protestato, si è ribellata, ha accettato di scendere a patti e negoziare, il tutto con la solita mancanza di coerenza che caratterizza il comportamento politico di questa forza politica da due anni a questa parte. Sempre dalla piazza, e non dal parlamento, il Partito socialista (PS) di Edi Rama a più riprese ha indetto manifestazioni di massa. Per qualche giorno si sono verificati anche disordini nelle vie nazionali del Paese. In seguito gli internazionali, che hanno osservato la situazione esattamente come durante i famigerati anni '90, hanno puntualmente appellato alla calma creando tra gli albanesi l'impressione che non stessero appoggiando le proteste dell'opposizione nei confronti di un processo elettorale gestito arbitrariamente sotto gli occhi di tutti.

Negli ultimi giorni Edi Rama ha annunciato di rinunciare alle manifestazioni in piazza, affermando di non “voler bruciare l'Albania per colpa di Berisha”. Inoltre, l'opposizione sembra aver perso l'unità. Un gruppo di deputati, conosciuti anche in passato per essere critici nei confronti di Rama, hanno partecipato alle sedute del parlamento, altri si sono presentati come di consueto per firmare la presenza evitando le sanzioni e la perdita dello stipendio da parlamentare. Sembrano avere idee discordanti anche gli alleati del Partito Socialista che formano con esso l'opposizione a Berisha. I loro leader hanno più volte condannato l'atteggiamento lassista di Edi Rama. A sua volta Rama ha affermato di far ritornare il partito in parlamento a settembre. La mossa potrebbe tradursi in una svolta positiva e più matura per l'opposizione che con la politica della disobbedienza civile, senza una strategia ben chiara, ha solo dato un'immagine fuorviante di sé, inducendo i rappresentati della diplomazia internazionale a Tirana a invitare alla calma piuttosto che a prendere posizione nella soluzione della crisi.

Nei prossimi giorni verrà reso pubblico anche il rapporto degli osservatori internazionali, che sarà cruciale per determinare il progresso del Paese, mentre la democrazia elettorale rimane il suo tallone d'Achille. I commenti degli osservatori internazionali nelle ultime settimane lasciano pensare che ci sarà ben poco di positivo dagli internazionali. “Le elezioni non hanno rispecchiato gli standard. E la modalità di come le elezioni vengono svolte in Albania dev'essere riformata” ha commentato in una conferenza stampa Štefan Füle, commissario UE per le politiche dell'allargamento.

Sempre più blu

Mentre si consuma l'ennesima crisi e l'ennesimo conflitto meramente politico tra la destra e la sinistra, nessuno si è chiesto cosa apporterà di nuovo Lulzim Basha a Tirana. Il suo programma politico, esattamente come quello di Edi Rama, consisteva principalmente nel denunciare i punti deboli dell'operato del rivale, ai limiti dell'ostracismo e senza presentare a sua volta delle controproposte. Vista anche l'imminente demolizione della Piramide e la costruzione di un nuovo parlamento in centro, voluto dal Partito Democratico di cui fa parte anche Lulzim Basha, difficilmente si potrebbe dire che Tirana cambierà rispetto al periodo di Edi Rama. Ciò che costituirà una novità sarà decisamente una minore conflittualità tra il potere centrale e quello locale a Tirana, ma introdurrà probabilmente minore dibattito e nella peggiore delle ipotesi maggiore arbitrarietà nella gestione della capitale.


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