La grave crisi energetica che sta investendo l'Albania incide fortemente sulle condizioni di vita dei cittadini, costretti a molte ore di restrizioni della fornitura elettrica, e sulla sopravvivenza delle imprese, alcune delle quali hanno dovuto chiudere i battenti

14/10/2005 -  Indrit Maraku

Anche questa volta la storia sembra ripetersi: per l'ennesimo anno l'Albania è costretta a fare i conti con una crisi energetica che rischia di far vivere ai cittadini un altro inverno al buio. L'allarme è stato dato qualche settimana fa dal ministro dell'energia, Genc Ruli, che ha ammesso pubblicamente la scarsità delle risorse locali, puntando il dito sul governo precedente per non aver concluso in tempo le pratiche per l'importazione di energia elettrica dai Paesi vicini. Intanto è stato reintrodotto in tutto il Paese il sistema di razionamento della fornitura elettrica: un provvedimento che non ha risparmiato neppure la capitale e che in alcune città arriva fino a 8 ore al giorno.

Tra spreco e appalti annullati

Quest'anno la Kesh (l'ente elettrico albanese) aveva organizzato ben sei appalti diversi per l'importazione di energia elettrica, ma tutti e sei sono falliti poiché alla gara si presentava un solo concorrente, mentre secondo la procedura in vigore ne servono almeno due. La direzione generale della Kesh ha già chiesto al nuovo governo Berisha di cambiare le procedure per evitare il fallimento anche del prossimo appalto in programma entro il mese di ottobre.

Secondo il Primo ministro, Sali Berisha, la situazione critica nella quale si trova il Paese non è determinata da motivi meteorologici, ma dai "precedenti abusi" del governo socialista. Il ministro dell'energia Ruli è stato più preciso nell'accusare il governo dell'ex premier Nano di aver "sperperato elettricità nei mesi della campagna elettorale".

Le risorse idriche locali promettono energia fino a metà ottobre e, vista la situazione, il governo per via di un decreto ha ordinato alla Kesh di comprare urgentemente l'energia necessaria per un mese, in attesa dello svolgimento del prossimo appalto. Così, si è deciso di comprare dalla Bulgaria e dalla Romania circa 150 milioni di Kw/ora ad un prezzo di 35 euro al mega watt; ma i media hanno subito denunciato il caroprezzo dell'acquisto che sarebbe circa il triplo di quello normale. Un problema a parte sono poi le linee di trasmissioni: quelle serbe per il momento risultano tutte occupate, mentre quelle greche sono in via di restauro.

Al buio per ore

Quello dell'energia elettrica in Albania è un problema decennale: tutti i governi promettono di risolverlo ma puntualmente vengono smentiti dall'arrivo dell'inverno. Gli esperti invece preferiscono stranamente scrivere le loro idee sui giornali, invece di unirsi e trovare una soluzione definitiva.

Ma responsabili di questa situazione sono anche gli stessi cittadini, gran parte dei quali non pagano l'energia consumata. È di circa 1.3 milioni di dollari la cifra che privati e istituzioni statali devono ancora pagare alla Kesh, e nella lista dei debitori compaiono anche ministeri e acquedotti. Per fare fronte a questo problema da diversi anni è stata creata una "Polizia elettrica" con il compito di tagliare i fili a chi non paga, ma il sistema sembra ormai aver fallito pienamente poiché dopo un po' di giorni i debitori li riallacciano personalmente.

Anche quest'anno la Kesh ha reintrodotto il sistema di razionamento della fornitura elettrica. Un provvedimento che non ha risparmiato nemmeno Tirana, e che in alcune città arriva fino a 8 ore al giorno. In condizioni peggiori i paesini, nei quali le ore al buio si raddoppiano. Secondo la Kesh, lo schema di razionamento dell'energia si sarebbe basato sulla percentuale che ogni città paga all'ente. Ma i quotidiani locali hanno spesso sottolineato che questa regola non sembra essere rispettata: nonostante abbiano "dimenticato" come si pagano le bollette della luce, ai cittadini di Tropoje (città natale di Berisha) l'energia elettrica non manca neanche per un minuto al giorno, a prescindere dal fatto che venga pagato solo il 3% della quantità consumata; in altre città come Permet e Koplik, dove stranamente l'energia pagata raggiunge il 102% di quella consumata, la luce manca rispettivamente per 5 e 14 ore al giorno.

Imprese in fallimento

La drastica riduzione elettrica ha messo intanto in gravi difficoltà migliaia di imprese: nella sola città industriale di Elbasan, nei giorni a cavallo tra settembre e ottobre, più di 100 imprese hanno dovuto chiudere le proprie attività poiché era impossibile lavorare senza elettricità, la cui assenza in alcune province arrivava a 17 ore al giorno.

Durante l'inverno, per le strade delle varie città albanesi, a farla da padrone sono i rumorosi gruppi elettrogeni che spesso si trovano sul marciapiede davanti ai negozi. Ma quest'anno gli imprenditori lamentano il fatto che il loro uso è diventato molto costoso per via dell'aumento del prezzo del greggio.

L'appalto di ottobre, ammesso che vada a buon fine, non risolverà comunque la crisi energetica che ha travolto il Paese. Gli Albanesi si stanno già preparando per trascorrere un altro inverno nell'oscurità, nel pseudo-romanticismo del lume di candela. La situazione sembra destinata ad aggravarsi con l'arrivo delle temperature gelide, quando il consumo energetico aumenta vertiginosamente e i fiumi ghiacciati interrompono l'approvvigionamento dei bacini idrici che si trovano maggiormente nel nord, una delle zone più fredde dell'intero Paese.


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