B92 - Militari in Iraq

In seguito all'inizio della guerra in Iraq l'Albania non modifica il proprio pieno appoggio agli USA. "Una guerra utile e giusta" dichiara l'ex Ministro degli esteri Paskal Milo.

24/03/2003 -  Anonymous User

Tutti i giornali albanesi convergono nel dare pieno appoggio alle scelte belliciste del presidente Bush.
A poche ore di distanza dall'inizio dell'attacco militare il primo ministro Fatos Nano aveva dichiarato ai quotidiani che "l'Albania è fiera di schierarsi a fianco degli USA e del Regno Unito nella "coalizione della volontà" per rendere inoffensivi gli armamenti di distruzione di massa dell'Iraq e dare la libertà al popolo iracheno che tanto ha già sofferto". Nano ha aggiunto in quell'occasione che è un'ulteriore motivo di soddisfazione il fatto che l'Albania abbia messo a disposizione dei suoi alleati, senza condizione alcuna, il suo spazio aereo, navale e terrestre e si è detto convinto del successo della missione dei commandos albanesi nel teatro di guerra. Il parlamento albanese ha infatti approvato pochi giorni fa la proposta del governo di inviare 70 commandos di élite nel Golfo Persico.
Questi soldati, come è stato riportato dalla stampa, riceveranno una diaria di 100$ in virtù del loro status speciale. Il primo ministro ha concluso affermando che gli Stati Uniti sono l'unico paese al mondo che "esporta libertà", come testimoniano le vicende di Giappone e Germania dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Skënder Gjinushi, presidente del Partito Socialdemocratico, ha dichiarato al quotidiano "Sot"(21.03.03) che "l'atteggiamento dell'Albania non avrà ripercussioni nei suoi rapporti con l'Europa visto che le divergenze tra USA e Comunità Europea non hanno a che fare con il giudizio di fondo sul regime di Saddam Hussein ma sul metodo da seguire per contrastarlo". Anche in Kossovo, secondo Gjinushi, ci furono chiare divergenze di posizioni senza che il successivo intervento americano portasse poi a conseguenze negative nell'ambito dei rapporti tra i vari stati.
Il presidente del Partito Repubblicano Fatmir Mediu ritiene che l'Albania abbia scelto un atteggiamento giusto nella vicenda:"Dal punto di vista dei principi siamo di fronte ad una guerra che mira a contrastare il terrorismo internazionale. La posizione presa dall'Albania aiuterà il nostro paese nel suo processo di integrazione nella NATO". Secondo Mediu il popolo albanese conosce molto bene la dittatura e per questo comprende meglio di altri la guerra in corso.
Paskal Milo, ex ministro degli esteri, considera a sua volta la posizione assunta dall'Albania giusta ed utile per la pace nel mondo. Il ministro della difesa Pandeli Maiko ricorda invece dalle pagine di "Sot"(21.03.03) che Saddam Hussein fu uno dei principali alleati di Slobodan Milosevic durante il conflitto in Kossovo e che per questo gli albanesi non nutrono alcuna simpatia per lui."Shekulli" del 21 marzo pubblica un'intervista all'ambasciatore francese a Tirana, Michel Menachemoff, che ribadisce la posizione del suo paese verso il conflitto in Iraq:"La Francia si rammarica dell'offensiva militare messa in atto senza l'autorizzazione dell'ONU e si augura che la guerra finisca al più presto senza causare una catastrofe umanitaria".
Riguardo alla posizione assunta dall'Albania l'ambasciatore francese ha detto che essa è un paese sovrano libero di prendere le sue decisioni . Alla domanda se tale atteggiamento potrà avere conseguenze negative sul processo di integrazione all'Unione Europea Menachemoff ha sottolineato che "il processo di integrazione non è un cammino che riguarda solo aspetti economici o amministrativi ma che richiede una filosofia ed una visione politica comune".
Il giornale "Albania" cita il governatore della Banca Nazionale, Shkëlqim Cani, secondo il quale la guerra in Iraq non avrà ripercussioni pesanti sull'economia albanese. Una conseguenza indiretta del conflitto in atto è la crescita del prezzo del petrolio, che per il 65% viene importato dalla Russia e dalla Grecia, ma gli specialisti affermano che tale aumento è solo un'azione speculativa che ha luogo in Albania poiché il prezzo del greggio è sceso negli ultimi tempi su tutti i mercati internazionali.

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