Tbilisi (foto Vladimer Shioshvili)

La cooperazione regionale, l'energia e i rapporti tra governo e opposizione in Georgia dopo la guerra di agosto. Intervista a Aleksandre Lomaia, presidente del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Georgia

29/10/2008 -  Giorgio Comai

Aleksandre Lomaia è attualmente presidente del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Georgia. Ha partecipato attivamente alla vita politica del suo paese a partire dalla fine dell'Unione Sovietica, rivestendo ruoli di primo piano nel corso di importanti fasi della transizione georgiana, collaborando con diverse organizzazioni per la promozione della società civile e della democrazia. È stato ministro per l'Educazione e la Scienza dal 2004 al 2007

Dopo il conflitto in Georgia ci sono possibilità di aumentare la cooperazione regionale nel Caucaso meridionale?

Sì e no. "No", perché uno degli scopi politici dell'invasione russa è stato quello di ripristinare la propria supremazia nella regione, e questo non ha niente a che vedere con la cooperazione.

Ma questo è possibile tra i paesi della regione, cioè tra Georgia, Armenia e Azerbaijan?

Sia l'Azerbaijan che l'Armenia sono sottoposti ad un'enorme pressione, sia politica che economica; la Russia ha molti modi per fare pressione su questi paesi, incluse le risorse energetiche. Se non fosse per l'influenza negativa russa nella regione, questi paesi avrebbero trovato terreno comune per negoziare e sviluppare i propri contatti già da molto tempo. Ma la tattica russa è vecchia come il mondo: divide et impera. L'invasione russa ha colpito tutti i paesi della regione in modo molto pesante. Allo stesso tempo, ritornando alla sua prima domanda, "sì" perché ha anche mostrato in maniera molto chiara a questi paesi che non è possibile trovare sostegno per uno sviluppo davvero democratico e indipendente a nord, ma piuttosto che bisogna fare riferimento all'Unione Europea e alla comunità euroatlantica. Se l'Europa continua a comportarsi coerentemente ed in maniera unita come ha fatto dall'inizio dell'invasione russa, mostrerà una buona via di uscita sia all'Azerbaijan che all'Armenia; se invece l'Europa non procederà in questo modo, questi paesi non avranno scelta e dovranno rimanere nell'orbita russa.

La Georgia ha cominciato ad importare gas dall'Azerbaijan: ha bisogno di continaure ad acquistare gas dalla Russia o è ormai indipendente da Mosca sotto il profilo energetico?

Naturalmente stiamo importando gas dalla Federazione Russa, pagando il prezzo più alto possibile, il 100 per cento del prezzo di mercato. Purtroppo l'affidabilità delle forniture russe non dipende dai soli rapporti economici. Questa è la peculiarità del fare affari con i russi: non puoi mai fare affidamento su pure considerazioni economiche, quali l'ottenere profitto, o sviluppare relazioni reciprocamente vantaggiose. Devi sempre tenere presente gli umori politici del Cremlino.

Ritiene che le risorse energetiche possano essere utilizzate strumentalmente nei confronti della Georgia, magari nel corso del prossimo inverno?

Questo è già successo in numerose occasioni in Georgia e in Ucraina. Cosa succederebbe se la Russia decidesse di interrompere le forniture di gas? Sopravviveremmo. Abbiamo sufficienti fonti alternative per sopravvivere. In ogni caso, non nego che questo ci metterebbe in una situazione molto difficile.

Qual è lo stato attuale della situazione politica interna in Georgia? Quali sono i rapporti con l'opposizione?

Non nego che ci siano dei problemi, in particolare con una parte dell'opposizione radicale. La nostra risposta è effettuare maggiori riforme democratiche, per esempio sostenendo media più pluralistici, o dando più spazio alle persone introducendo processi con giuria nel nostro sistema giudiziario, ed altre riforme di questo tipo. Noi pensiamo che questa sia la migliore risposta all'invasione russa. È la migliore risposta non solo all'invasione russa, ma anche alle proteste dell'opposizione radicale, che sono d'altro canto una cosa del tutto normale, che vediamo regolarmente in ogni paese democratico. Vogliamo introdurre più riforme democratiche ed avere una società più pluralista. Sappiamo di avere fatto molte cose, ma riconosciamo che molte di più devono essere fatte, incluse nuove riforme democratiche, e siamo pronti a farle, partendo però dal presupposto che tutti gli attori politici devono concordare su alcune questioni fondamentali: la sovranità nazionale, l'integrità territoriale e la presenza di meccanismi democratici nello sviluppo del processo politico.

Ritiene che il Movimento Nazionale Unito, il partito di governo in Georgia, rimarrà forte e unito?

In ogni paese democratico ci sono persone che vanno e vengono. Questo è normale. Alcuni che erano stati tra i nostri alleati, per esempio l'ex speaker del parlamento (Nino Burjanadze, v. nostro recente articolo), stanno dando evidenti segni di voler formare un partito di opposizione. Ma anche questo è normale. Gli ultimi sondaggi di opinione mostrano che il Movimento Nazionale Unito ha un sostegno molto forte. In ogni caso, il nostro rating dipenderà dalla nostra capacità di continuare a rispondere alle aspettative e ai bisogni della nostra società. Questo è un processo democratico aperto, e noi faremo del nostro meglio per soddisfare i bisogni della nostra gente.

Probabilmente sarà importante anche il modo in cui il governo gestirà i fondi offerti dalla comunità internazionale...

Assolutamente. Dobbiamo fare in modo che questo sia un processo trasparente al 100 per cento, probabilmente anche includendo l'opposizione nel comitato di supervisione.


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