Un viaggio virtuale attraverso fotografie, racconti, giochi e mappe. In alcune scuole elementari del Trentino avviati percorso didattici sui Balcani, per conoscere e avvicinarsi all'Europa "della porta accanto"

24/04/2007 -  Nicole Corritore

Una fotografia, scattata dalla cima del dorso incurvato dello "Stari Most", il Ponte Vecchio di Mostar. Verso il basso, verso la Neretva, il fiume che attraversa la città. Al centro dell'obiettivo il tuffo di uno dei "ragazzi del ponte" che durante l'estate si esibiscono in pericolose acrobazie per i turisti.

I bambini guardano assorti, chiedono se non sia pericoloso, memorizzano immediatamente la parola "Mostar". In una fotografia successiva, sempre della cittadina erzegovese, si intravede la sagoma di un minareto, e poco dietro di un campanile. E' l'occasione per parlare delle radici plurali della Bosnia, di cattolicesimo, ortodossia e islam.

Un'altra fotografia raffigura persone in fuga lungo i binari del treno. Siamo in Kosovo, nel 1999. I bambini notano ogni dettaglio, si preoccupano dell'incolumità di quelle persone, nel caso passasse un treno. "Chi è secondo voi un rifugiato?". "Qualcuno che scappa, qualcuno che si vuole proteggere, trovare rifugio". "E cosa portereste con voi nel caso doveste lasciare in fretta casa vostra?". "I miei giochi ... ma prima coperte, pane, acqua ...".

Sembra un'impresa difficile quella di raccontare a bambini delle scuole elementari la guerra degli anni '90, la dissoluzione della Jugoslavia, le contraddizioni della transizione, il fenomeno dell'emigrazione. Argomenti complessi, di cui in Italia si è parlato poco anche a pubblici più adulti. Nonostante questo in alcune scuole elementari del Trentino si è deciso di accettare la sfida, avviando percorsi didattici dedicati al sud est Europa.

"Quest'anno abbiamo attivato uno scambio con una scuola elementare di Bogutovac, sud della Serbia", racconta Michele Troccoli, mentre grazie ad un videoproiettore e ad una mappa satellitare fa viaggiare virtualmente i suoi alunni dalla scuola di Mattarello, Trentino, sino a quella di Bogutovac. "Scambieremo lettere e disegni. Stiamo anche pensando ad un libro, in due lingue e con disegni fatti dagli alunni", continua Michele "vi si racconterà la storia di Mattarello e quella di Bogutovac".

Non solo questo però. Recentemente un gruppo di maestri della scuola di Mattarello è stata in visita ai colleghi serbi e sono stati realizzati, nel corso dell'anno scolastico, una serie di incontri con giornalisti ed attivisti che si occupano di quest'area geografica. Prima con gli insegnanti e poi con i bambini. "Non è facile cambiare registro, parlare in modo da essere capiti anche dai bambini", spiega Davide Sighele, giornalista di Osservatorio sui Balcani "ma alla fine la loro curiosità e libertà stupiscono. Capiscono molto, interagiscono, si può, con modalità adatte, affrontare anche questioni complesse come quelle delle ragioni che portano ad una guerra, incuriosire i bambini al viaggio, far diventare protagonisti chi nelle varie classi proviene da quelle zone".

Anche nella scuola elementare di Massone di Arco, nei pressi del Lago di Garda, quest'anno si è parlato di Balcani, all'interno di un progetto interdisciplinare più ampio titolato: "I ragazzi e la guerra". Letture di libri di narrativa, incontri e uno spettacolo teatrale.

L'estate precedente alcuni insegnanti, grazie ad un programma d'aggiornamento promosso dalla Provincia di Trento assieme ad alcune associazioni trentine, avevano avuto la possibilità di recarsi in Bosnia Erzegovina. "E' stata un'esperienza molto forte. Un'occasione per capire di più un paese che, pur essendo vicino a noi, conoscevamo poco" racconta Olga Cappelletti, insegnante della scuola "abbiamo poi avuto l'occasione di avviare uno scambio con alcune scuole e colleghi bosniaci. Appena tornate abbiamo cercato di 'far viaggiare' anche i bambini con noi e di condividere con loro con questa nostra esperienza".

Di qui l'inserimento tra le letture fatte durante l'anno di libri come "Il diario di Zlata" di Zlata Filipovic - il diario di una bambina undicenne nella Sarajevo assediata - e, della stessa autrice "Giorni rubati". E poi l'avvio di uno scambio di disegni e scritti con un centro giovanile di Ljublja, cittadina mineraria nel nord della Bosnia, sino all'organizzazione di incontri con giornalisti dell'Osservatorio. "Un percorso che non abbiamo voluto limitare ai bambini ma condividere anche con i loro genitori e con chi era interessato" aggiunge l'insegnante "per questo abbiamo promosso una serata patrocinata dal comune di Arco, aperta agli insegnanti della scuola, ai genitori dei bambini e alla cittadinanza dove si è parlato di Bosnia prendendo spunto dal documentario di Osservatorio "Dopo Srebrenica".

In ambito nazionale vi sono altre iniziative con le quali ci si propone di far conoscere ai bambini questi Paesi a noi vicini. Tra le più rilevanti gli sforzi della casa editrice Vannini, che nella sua collana "Ti racconto il mio paese" ha dedicato pubblicazioni alla Serbia, all'Albania e alla Macedonia. Viaggi virtuali in vista di viaggi di conoscenza futuri.


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