Autobus impossibili da prendere, fermate del metro inaccessibili, uffici pubblici che sono una giungla di barriere architettoniche. La vita Bucarest è impossibile per i disabili. E non va certo meglio nel resto del Paese

30/06/2005 -  Mihaela Iordache

Vedere il presidente della delegazione della Commissione europea in Romania, Jonathan Scheele ed il ministro romeno per l'integrazione, Ene Dinga, girare su una sedia a rotelle per le strade di Bucarest, non è certo usuale. I due hanno fatto ricorso a questa forma di protesta del tutto particolare per porre l'attenzione sulla difficile realtà che vivono le persone disabili, impossibilitate a circolare nella capitale a causa delle troppe barriere architettoniche.

Se nella capitale la situazione è drammatica, non è molto meglio nelle altre località della Romania. "L'ambasciatore" dell'UE in Romania, sa benissimo che non garantendo i diritti delle persone disabili il Paese dei Carpazi non rispetta i principi europei.

Finché gli automobilisti continueranno ad occupare i marciapiedi con le auto in sosta, ovviamente, le persone su sedie a rotelle non potranno passare. Non ci passava neppure Jonathan Scheele che in carrozzella ha percorso la distanza dal proprio ufficio alla propria casa a Bucarest impiegando mezz'ora rispetto ai cinque minuti che impiega normalmente a piedi. La mancanza di rampe apposite, i buchi nell'asfalto hanno presto fatto sparire ogni sorriso iniziale dal viso dei "manifestanti". Tra questi, non solo Scheele e il ministro Dinga, ma anche molti VIP, giornalisti, autorità locali che indossavano magliette e capellini con lo slogan: "Vogliamo entrare in Romania. Non bloccateci alle scale!".

Le persone con handicap locomotorio non hanno in sostanza la possibilità di girare per strada, né di prendere un mezzo pubblico e neppure di accedere ad edifici ed uffici. Nella capitale Bucarest possono girare in un 15% della città.

Arrancando con fatica sulla sua sedia a rotelle, il capo della delegazione della commissione europea in Romania, Jonathan Scheele ricordava che tempo fa, parlando con alcune persone disabili, aveva appreso con stupore che molte di loro non avevano più usato da 14 anni la metropolitana o un autobus. E loro, le persone in causa, si limitano rassegnate a dire "la nostra vita è molto difficile". D'altronde secondo le statistiche i disabili possono accedere solo a 2 delle 45 fermate della metropolitana di Bucarest e possono salire solo su 9 dei 1535 autobus e tram della capitale.

Secondo i dati ufficiali in Romania vivono 425.711 persone con handicap. Di queste, quasi il 20% ha un handicap fisico. Si tratta di cifre ufficiali ma, come al solito, la realtà è sempre peggiore ed anche il loro numero potrebbe essere più alto, visto che una parte importante di essi non è registrata e non percepisce alcuna indennità di invalidità.

Anche quest'ultima provoca malcontento. Si tratta di 1.400.000 lei al mese, circa 40 euro, cifra del tutto insufficiente a permettere una vita decente. Anche da questo punto di vista le persone disabili guardano verso l'adesione della Romania all'UE, prevista per il 1 gennaio 2007. In molti sperano che quest'ultima porti ad un miglioramento delle loro condizioni di vita. In teoria, una volta allineati alla normativa europea, molti romeni potrebbero ricevere una pensione di invalidità perché attualmente ci sono alcune disabilità considerate malattie e nel caso migliore le persone in causa hanno diritto solo a ricevere farmaci gratuiti.

La Romania deve entrare in Europa anche con i suoi disabili. "C'è ancora molto da fare per loro, hanno possibilità di accesso molto ridotto anche ad iniziative di tipo culturale e la società deve fare di più per loro, assicurandogli condizioni per una vita normale", ha ricordato il presidente dell'Autorità nazionale per le persone con handicap, Silviu Didilescu. Su richiesta dell'Unione Europea tutti gli edifici pubblici devono garantire l'accesso a persone con handicap eliminando le barriere architettoniche. Il primo febbraio 2005 è scaduto il termine per la costruzione di rampe di accesso negli immobili ma nemmeno un quarto di questi è ora a norma.

I progressi sono lenti. Il termine limite per la costruzione di rampe di accesso è scaduto dopo essere stato rimandato più volte. La prima volta fu infatti il 31 dicembre del 2003.

Alla fine di gennaio 2005 la situazione non era molto incoraggiante né per le autorità né per i beneficiari: a livello nazionale sono stati adattati solo il 20,8% degli immobili, il 4,4% dei parcheggi e il 7,1% dei telefoni pubblici. Con queste percentuali non si può sperare di superare l'esame dell'UE. Ma per ironia della sorte nemmeno davanti alla sede della Comissione europea a Bucarest non era stata realizzata - almeno finora - una rampa di accesso per i disabili.

"Accesso per tutti" è stato lo slogan dalla campagna organizzata dall'Autorità nazionale per le persone con handicap, l'Agenzia per il monitoraggio della stampa, l'Accademia Catavencu e i comuni dei settori 1, 3, 6 della capitale nonché dal municipio generale. I partecipanti all'evento che ha preso la forma quasi di una protesta hanno precisato che la campagna aveva l'obiettivo di far elaborare una politica seria per l'accessibilità nella capitale. Non si è capito però quale effetto abbia prodotto.

Se le persone con handicap hanno dimostrato molta pazienza (o rassegnazione), aspettando anni ed anni che qualcuno si ricordasse di loro sembra che la pazienza dell'Unione Europea in materia di termini, condizioni e standard per i Paesi candidati - in questo caso la Romania - abbia un limite. O si fanno le riforme, si rispettano i criteri o si rimanda di un anno l'adesione. Rispettare i diritti umani, compresi quelli della libera circolazione, rappresenta parte del cammino europeo.

Questo è noto a tutti, anche alle autorità romene, che si dichiarano tutti i giorni pronte ad adempiere alle richieste di Bruxelles.


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