Le risorse pubbliche destinate alla cooperazione internazionale sono insufficienti. Non c'è coerenza nella gestione dei fondi e la Direzione generale per la cooperazione manca di incisività. Sono le accuse del Libro Bianco di "Sbilanciamoci!", presentato a Roma alla presenza della neo viceministra Patrizia Sentinelli

10/07/2006 -  Anonymous User

Fonte: Emanuele Giordana, Tiziana Guerrisi - Lettera 22

Alla sua seconda edizione, il dossier sulle politiche pubbliche di cooperazione allo sviluppo in Italia curato da Tommaso Rondinella è stato presentato il 7 luglio a Roma dal coordinatore della campagna Giulio Marcon, alla presenza della neo viceministra Patrizia Sentinelli e dell'ormai ex direttore della Dgcs, Giuseppe Deodato.

Tra i rappresentanti delle associazioni della campagna, Antonio Raimondi del Vis, Raffaele Salinari per il Coordinamento Italiano Network Internazionali, Sergio Marelli, presidente dell'associazione delle Ong italiane, Alberto Zoratti dell'Assemblea italiana del Commercio Equo e Solidale, Antonio Tricarico, Presidente della campagna per la Riforma della Banca Mondiale. Molti gli interventi, da Fabio Alberti del "Ponte" a Flavio Lotti della Tavola della pace. A lui è toccato il compito di rilanciare il ruolo degli enti locali nella cooperazione decentrata.

Il Libro bianco sulle politiche pubbliche di cooperazione allo sviluppo in Italia mette nero su bianco le carenze del governo, tra mancanza di risorse e problemi di gestione. Qualche cifra può essere d'aiuto. Secondo una graduatoria dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico il nostro paese è all'ultimo posto in Europa nel sostegno delle politiche pubbliche alla cooperazione. Dalla prima edizione del Libro bianco, 2004, i problemi sono gli stessi: crisi delle risorse (ulteriormente ridotte nelle due ultime finanziarie), mancanza di coerenza nelle politiche governative, malfunzionamentto della Dgcs.

Secondo l'Ocse, nel 2005 il rapporto tra l'aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) e il Pil era cresciuto fino al 0, 29 % (ripetto allo 0, 15 % del 2004). Eppure c'è poco da sorridere: nel vertice Ue del 2002 a Barcellona, il governo Berlusconi aveva promesso lo 0,33 % entro il 2006. Come se non bastasse, la percentuale del 2005 è gonfiata dalla contabilizzazione della cancellazione del debito iracheno.

La crisi è anche di gestione. Manca un disegno politico coerente per l'allocazione delle risorse. E' necessario rivalutare il principio della concentrazione. L'aumento dei paesi beneficiari rischia di promuovere progetti lampo privi di una pianificazione a lungo termine. Il Libro bianco, sottolinea Marcon, contiene dieci proposte concrete. Raggiungere, entro il 2011, lo 0,7 % del Pil e coinvolgere direttamente le organizzazioni del Sud del mondo nell'assegnazione dei fondi. E' d'accordo la viceministra Patrizia Sentinelli: "E' necessario capovolgere la gerarchia tra paesi donatori e beneficiari". Bisogna fare in modo di "erogare fondi direttamente alle associazioni dei paesi con cui operiamo". Senza tralasciare i canali istituzionali, puntare sulla promozione di rapporti diretti con le istituzioni locali nei paesi del Sud offre la possibilità di superare la prassi, sempre più diffusa, di ricorrere solo ad interventi multilaterali. In molti apprezzano l'intervento conclusivo della viceministra. Qualcun altro mugugna. "Non è che la macchina del ministero si mangerà la Sentinelli"? Un altro aggiunge: "Dare i quattrini direttamente al Sud del mondo vuol dir tutto e niente" . Ma forse è solo questione di aggiustare il tiro e di capire cosa vuol dire "nuovi partenariati". Sentinelli del resto, alla sua prima vera prova pubblica in una sede affollata di operatori e giornalisti, dice chiaramente che intende lavorare con tutti e tutti ascoltare. E fa specie sentire un ministro della Repubblica dire che vuol mandare i diplomatici a sentire il prossimo Social Forum, che vuole "slegare" l'aiuto peloso che vincola i governi beneficiari, che il termine sviluppo non è neutro e che reti, associazioni, movimenti devono avere un ruolo.

La giornata registra anche l'uscita di scena di Giuseppe Deodato sostituito da Alain Giorgio Maria Economides. L'ex direttore non rinuncia a difendere il suo operato e ad attaccare una malapianta che, nella macchina del ministero, tresca con le organizzazioni internazionali e rema contro sempre e comunque. Sta di fatto che il primo atto amministrativo della Sentinelli è stata la riconferma dei contratti degli esperti del ministero proprio qualche giorno fa.


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