Con l'inaugurazione del Centro di Innovazione su Welfare e Cooperazione di Forlì si è concluso il progetto N.E.W - Network Europeo per il Welfare. Un'intervista ad Alberto Manni, assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Forlì-Cesena

26/10/2006 -  Luca Lietti

A Forlì per due giorni si è parlato di politiche sociali, decentramento, sussidiarietà, welfare mix e prospettive europee. Sono le tematiche che hanno caratterizzato il progetto N.E.W., iniziato due anni fa e realizzato su fondi europei Interreg III A.

L'eccellenza nella gestione delle politiche sociali che le istituzioni locali del territorio emiliano-romagnolo possono vantare a livello europeo è stata messa a disposizione di una rete di municipalità partner oltre Adriatico: Tuzla (Bosnia Erzegovina), Kragujevac e Novi Sad (Serbia), Elbasan e Scutari (Albania).

L'obiettivo di questo progetto è proprio quello di far crescere presso le amministrazioni locali la capacità di gestire i servizi per il cittadino, di contrastare l'emarginazione sociale e di tutelare le fasce più deboli. Le istituzioni locali del sud est europeo, pur tenendo debito conto delle differenze di contesto tra una realtà e l'altra, lamentano molto spesso una fragilità che ne inibisce questo tipo di potere di intervento sul territorio.

Un denominatore comune è emerso durante il progetto ed è stato riportato anche durante il seminario conclusivo da diversi rappresentanti delle amministrazioni comunali balcaniche: il basso grado di decentramento di risorse e di competenze. "I governi centrali mantengono ancora un ruolo troppo determinante nella gestione della cosa pubblica", sostiene proprio un esponente dell'esecutivo di Belgrado, Vladimir Ilic, capo di gabinetto del ministero del Lavoro e Politiche Sociali, "così è difficile che si costruisca una rete di servizi che sia realmente utile al cittadino. Non è solamente una questione di soldi, di risorse finanziarie, ma di strategie politiche e di responsabilità nella scelta di quelle strategie che ricadono sul territorio".

La costruzione di questa rete, sancita anche da una dichiarazione di intenti tra le diverse municipalità e province coinvolte, ha quindi il doppio scopo da una parte di rendere patrimonio comune l'esperienza di successo dei "piani di zona", come strumento utile nel contrasto all'emarginazione sociale e di stimolare la responsabilizzazione delle autorità locali, e dall'altra di favorire di fatto il processo di decentramento amministrativo.

Abbiamo parlato del progetto N.E.W. con Alberto Manni, assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Forlì-Cesena.
In questi due anni di progetto lei ha potuto confrontare diversi approcci alle politiche di welfare. Che tipo di situazioni si aspettava e qual è stata poi la realtà dei fatti riscontrata?
All'inizio del progetto i partner si aspettavano soprattutto un intervento di tipo assistenziale. Oggi, dopo due anni, è maturata tra i nostri partner albanesi, bosniaci e serbi la consapevolezza dell'importanza del lavorare in ambito formativo nella crescita culturale reciproca e soprattutto nell'elaborazione condivisa dei piani di zona.
I piani di zona sono la chiave di questo progetto. Potrebbe illustrarci brevemente di che cosa si tratta?
Da noi questo approccio è una realtà consolidata: il welfare qui, anche da un punto di vista legislativo, è un "welfare comunitario" in cui collaborano istituzioni locali e terzo settore. Il problema maggiore in questi paesi è che le politiche sociali sono ancora molto centralizzate. La soluzione alla base dei piani di zona parte invece dal periferico, dai comuni. Più precisamente il piano di zona scaturisce dai bisogni della gente per arrivare programmando e lavorando alla costruzione di una specie di "piano regolatore" del sociale che consiste nel dare delle risposte a questi bisogni utilizzando le risorse non solo delle istituzioni ma anche del volontariato, dell'associazionismo, del terzo settore.
Che rapporto c'è quindi tra cooperazione e tutela sociale? Lo Stato può delegare ad associazioni e ong le politiche sociali sul territorio?
No. Lo Stato, e nello Stato comprendo anche le regioni, le province e i comuni, non può delegare quelli che sono i suoi compiti costituzionali. Lo Stato si può però servire di altre componenti sociali. Questo deve accadere non solo nel momento dell'attuazione delle politiche in merito, ma anche nella fase della loro progettazione. La co-progettazione è fondamentale, poiché lo Stato molte volte è lontano da quelli che sono i problemi della gente. In questa maniera possiamo costruire una vera risposta coerente alle esigenze del territorio nell'ottica del welfare comunitario.
Essendo questa una relazione territoriale, quali sono i benefici che la Provincia di Forlì-Cesena ha avuto da questo rapporto di cooperazione con questi territori balcanici?
Quando si parla di rapporti internazionali di cooperazione è molto importante sottolineare che noi non siamo i depositari della verità, non dobbiamo mai porci come maestri ma fare le cose insieme ai nostri partner. Certo loro hanno delle difficoltà di natura economica, di povertà dovute alle passate guerre civili, che per fortuna noi non abbiamo. Ma deve comunque essere un rapporto tra pari in cui anche noi cresciamo. In questo caso, durante il progetto, soprattutto durante i corsi di formazione, i nostri assistenti sociali e i nostri funzionari hanno trovato degli elementi stimolo che si sono poi rivelati utili sul nostro territorio.


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