foto di Anita Clara

Promuovere la conoscenza dei paesi dell'Europa orientale, valorizzare le differenze, sostenere l'identità plurale Europea. Tra i banchi di scuola friulani si scopre la bellezza dell'incontro con i vicini dell'Est

25/03/2008 -  Anita Clara

Gerta e Gjulieta lanciano le ultime occhiate timide alla platea prima di cominciare il loro discorso. L'una è vestita con l'abito tradizionale, l'altra invece indossa una felpa grigia e i blue jeans di ogni giorno. Sono entrambe alunne dell'istituto superiore ITGC "Giuseppe Marchetti" di Gemona del Friuli: 472 allievi suddivisi in 26 classi che includono, sui registri per l'appello e i voti, svariati cognomi stranieri.

Nelle scorse settimane, le due studentesse hanno riempito un grande pannello, posto nel corridoio principale, con disegni, fotografie e cartoline che parlano della loro terra. Lo hanno preparato insieme a Jelena, la loro compagna di scuola proveniente dalla Serbia. E questa sera hanno il compito di presentare al resto dei compagni di scuola -friulani e non-, ai genitori, e al pubblico, il loro Kosovo.

Si tratta di una delle 7 serate monografiche dedicate ai paesi dell'Est Europa e promosse presso l'istituto superiore del Friuli centrale dal gruppo di studio Linkest, che «da diversi anni ormai intreccia scambi con i mondi plurali dell'Altra Europa, quella meno conosciuta, eppure così presente e importante per la nostra comune identità», osserva l'ideatore del progetto, il professor Angelo Floramo, che prosegue: «attraverso questa iniziativa, gli studenti provenienti dall'Est Europa si fanno ambasciatori dei loro paesi d'origine in una serie di incontri culturali, illustrandone la storia, i costumi e la gastronomia, accompagnati di volta in volta da un ospite d'onore, madrina o padrino d'eccellenza, chiamato a contribuire con una sua testimonianza».

Se il mese scorso la giovane Jelena aveva presentato la Serbia assieme a Gilberto Vlaić, professore di Chimica Generale a Trieste, nei prossimi appuntamenti il calendario di Linkest darà spazio alle relazioni riguardanti Bosnia Erzegovina, Croazia, Albania, Moldavia, Polonia: tutti i paesi dell'Europa Orientale che in questa scuola friulana sono rappresentati da uno o più ragazzi arrivati in provincia di Udine come figli di migranti, chi da pochi, chi da molti anni.

«A ciascuno di loro, a turno, spetta il compito di disseminare l'atrio e le aule di 'segni' che raccontano qualcosa della propria vita e del paese dal quale sono venuti», spiega Angelo Floramo che - essendo nato in Friuli da una famiglia di esuli istroveneti - sa bene cosa significhi conciliare la creazione di una nuova appartenenza con la valorizzazione delle proprie radici, e che assieme al collega prof. Alberto Vidon ha preso a cuore l'integrazione degli studenti provenienti da est: «non è facile in una comunità di individui che sembrano sempre più distratti, votati all'indifferenza nei confronti degli 'altri', e intimoriti dall'incontro che leggono sempre più come una minaccia piuttosto che una risorsa da coltivare con passione ed entusiasmo».

Ma ecco, la serata ha inizio, le due giovanissime albanesi-kosovare fanno un profondo respiro e cominciano a raccontare: la storia antica della loro terra, gli illiri, i turchi e i serbi. E poi: la nuova bandiera con il profilo geografico del Kosovo dipinto di giallo sullo sfondo blu-Europa e sormontato da 6 stelle bianche simbolo delle 6 etnie che abitano la regione; l'immagine del nuovo premier Hashim Thaçi che il 17 febbraio scorso ha dichiarato «sono orgoglioso di essere il presidente di un popolo libero»; le cartoline da Pristina. E ancora: i poster delle stelle del pop locale; un abbecedario in albanese; un libro di favole per bambini. E infine: il giocoso tamburello da suonare all'apertura delle danze negli sposalizi; i tessuti ricamati a mano; il burek e le palacinke che le madri di Gerta e Gjulieta hanno preparato assieme ad altri piatti tipici perché tutti quanti possano assaggiarli...

È un vero girotondo di colori, suoni e sapori quello che le emozionate studentesse instaurano con i presenti per cercare di spiegare il loro mondo, anche attraverso le parole della lingua che abitualmente parlano in casa, introducendoli poco a poco in una dimensione sconosciuta.
Fino alla suggestiva esibizione finale delle ragazze nei pittoreschi e coinvolgenti balli tradizionali, eseguiti assieme al gruppo folcloristico 'Shqiponja' ('Aquila', in albanese), fin dal 1999 presente in Friuli e diretto dal maestro Gjergj Lleshaj che, con la sua instancabile attività di aggregazione degli artisti emigrati dal Kosovo e di insegnamento del folclore anche tra i bambini, testimonia anche stasera l'importanza di mantenere viva e continuare a trasmettere una cultura che non deve perdere il legame con la terra di origine.

Le musiche ritmate dalle potenti percussioni conquistano subito: per un tempo indefinito, l'atrio dell'Istituto ITGC Marchetti si trasforma in uno spazio libero, proiettato direttamente nel cuore dei Balcani, i ballerini tracciano fantasiose coreografie seguendo un ritmo vibrante e mischiando i loro abiti di fogge e colori allegri e disparati, l'atmosfera di festa ipnotizza e cattura.

Il contatto è avvenuto, un passo in avanti è stato compiuto. Professori e alunni si stringono attorno alle ragazzine e ai danzatori, per guardarli da vicino, toccare i loro abiti, fare qualche domanda curiosa; poi si accalcano attorno al tavolo imbandito di vassoi che si svuotano subito, tra chiacchiere e sorrisi.

Anche se resta parecchio da fare, Angelo Floramo è soddisfatto e ottimista: «la missione prevalente della scuola - ribadisce - è formare i cittadini responsabili di domani. Cittadini di un'Europa che sappia riconoscersi nei suoi popoli, nella diversità delle sue culture, nella bellezza del dialogo e dell'incontro. L'Altra Europa per anni è rimasta blindata dietro alle muraglie dettate dallo scontro delle ideologie e oggi continua a essere confinata oltre il muro più subdolo dell'egoismo, dell'ignoranza e del sospetto: i mali della società opulenta che teme la povertà e la diversità per paura di perdere i suoi privilegi. Ma con semplici gesti di conoscenza reciproca, i ragazzi di oggi annullano anni e anni di guerre del passato. Guerre che non sono mai volute dai popoli, bensì dalla politica. Ed è invece importante che i popoli imparino a conoscersi. E' questo ciò in cui crediamo e speriamo che proprio i paesi dell'Est siano una occasione per costruire un nuovo modo di concepire l'Europa, al di là dei conflitti sanguinari che l'hanno caratterizzata fino a ieri, affinché diventi una terra di libertà in cui valorizzare le differenze e promuovere la pace».

Con l'obiettivo di creare le basi di una autentica interculturalità tra il Friuli Venezia Giulia e il vicino Est, il gruppo di studio Linkest continuerà ad organizzare occasioni di scambio transfrontaliero tra i banchi di scuola.

Intanto, qualcosa già è cambiato per Gerta, Gjulieta e i loro coetanei che da domani attraverseranno questo stesso atrio con uno sguardo diverso, che amplieranno, giorno dopo giorno, alla ricerca della loro identità europea.


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