Non mancano informazioni. Ma queste ultime non sembrano scalfire la sensibilità internazionale. Sono numerosi i rapporti di varie organizzazioni internazionali sulle torture in Cecenia che vengono definite "sistematiche"

12/12/2006 -  Gaia Baracetti Londra

Nel 2003 le foto delle torture nel carcere di Abu Ghraib finirono nelle mani della stampa, suscitando uno scandalo internazionale e una condanna unanime, e danneggiando gravemente l'immagine degli Stati Uniti nel mondo. Le vignette su Maometto pubblicate sul Jyllands-Posten provocarono, qualche mese fa, manifestazioni di piazza, morti, e dibattiti infiniti. Invece, anche se dalla Cecenia arrivano da anni foto di cadaveri torturati e mutilati, assieme a rapporti agghiaccianti sulle violenze a cui sono sottoposti di continuo cittadini qualunque, questa volta a farci caso sono pochissimi, e a protestare ancora meno.

Human Rights Watch, in un rapporto pubblicato lo scorso 13 novembre in vista della sessione sulla Russia del Comitato delle Nazioni Unite contro la Tortura, sostiene che "la tortura e i maltrattamenti durante la detenzione in Cecenia sono sistematici". L'organizzazione ha investigato 115 casi avvenuti tra il luglio 2004 e il settembre 2006, ma ci sono buoni motivi per credere che i casi di tortura in Cecenia in quel periodo siano stati almeno diverse centinaia. I responsabili, secondo l'organizzazione, sono soprattutto le forze filo-russe del primo ministro ceceno Kadyrov, ma anche l'ORB-2, un ufficio investigativo del ministero federale dell'interno.

Il caso dei fratelli Sulim e Salambek (i nomi sono stati cambiati) e` un buon esempio del destino di chi finisce nelle mani dell'ORB-2. A meta` marzo 2006, degli uomini armati fermano Sulim per strada, lo spingono in una macchina, e lo portano in un edificio dell'ORB-2. Li` lo torturano soffocandolo con del gas, sottoponendolo a shock elettrici, e prendendolo a calci sui genitali. Minacciano di stuprarlo, e dicono, secondo il racconto dello stesso Sulim: "ti uccideremo piano, e faremo a pezzi anche tuo fratello". Poi gli presentano tre crimini molto gravi tra cui scegliere uno da confessare, ma Sulim si rifiuta. Allora arrestano suo fratello Salambek, che confessa di aver messo una bomba in un autobus. Come succede spesso in questi casi, la corte finisce per rilasciare i due uomini, ma si rifiuta di investigare le loro denunce di tortura.

Lo scopo delle forze di Kadyrov, che hanno sostituito quelle russe in Cecenia, e operano nel ministero dell'interno o nella polizia, e` non di ottenere confessioni ma di risalire ai combattenti ceceni, di punirli, o di spaventare chi ha cercato di ottenere giustizia per le violenze subite. Un metodo usato spesso e` quello di rapirne, torturarne o terrorizzarne i familari. Secondo Human Rights Watch, le torture avvengono in edifici che non sono legalmente adibiti alla detenzione. I prigionieri, scrive l'organizzazione, "non possono esercitare i diritti garantiti dalla legge russa e internazionale, tra cui l'accesso a un avvocato o a un medico".

"Le sparizioni forzate in Cecenia", secondo Human Rights Watch, "sono cosi` diffuse e sistematiche da costituire un crimine contro l'umanita`". Molti dei rapiti spariscono nel nulla, molti vengono ritrovati morti, i loro corpi segnati dalla tortura. Altri sono rilasciati dopo giorni, settimane, o mesi. Magomed M. e Khamid Kh. sono due degli esempi riportati nel rapporto. Il primo dei due uomini, rapito questo giugno assieme ad altri quattro giovani, e` uscito dalla base in cui era stato rinchiuso con un ematoma, un rene danneggiato, e una commozione celebrale; il secondo ha passato due settimane in ospedale a causa di problemi al cuore probabilmente causati dalle scosse elettriche a cui e` stato sottoposto. Anche se riconoscerebbe i suoi rapitori, scrive il rapporto, Khamid "non ha intenzione di chiedere giustizia perche` e` stato avvertito che solo 'tenendo la bocca chiusa' sarebbe al sicuro".

Il problema e` proprio l'impunita` totale di cui godono i responsabili delle torture -al punto che molti non si preoccupano neanche di indossare una maschera per nascondere la loro identita`. Nei pochi casi in cui le denunce vengono presentate, le corti le ignorano.

Le violenze della polizia russa e l'impunità di cui gode sono il tema di un lungo rapporto di Amnesty International del 22 novembre, "Russian Federation: Torture and forced 'confessions' in detention": il problema evidentemente non è limitato alla Cecenia. La procura russa, responsabile delle indagini relative a casi di tortura da parte della polizia (ma anche delle stesse indagini in cui la tortura viene usata) è stata criticata dalla Corte europea dei diritti umani per la sua inefficacia.

Del 22 novembre è anche un rapporto di 109 pagine pubblicato congiuntamente dall'associazione russa per la difesa dei diritti umani, Memorial, e dalla Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH), basata in Francia. Il rapporto è disponibile in russo; il contenuto, riportato da agenzie di stampa come la Reuters, è il solito: "l'operazione 'anti-terrorismo' è ormai di fatto una politica di terrore: presa di ostaggi, tortura, rapimenti per scopi politici e finanziari, violenza incontrollata e con impunità garantita". La responsabile della FIDH per l'Europa dell'Est e l'Asia Centrale Sasha Kulayeva ha dichiarato a una conferenza stampa che "la tortura è la base del sistema in Cecenia. Rende possibile tutto il resto", e che si può parlare di normalizzazione in Cecenia solo "in quanto gli incubi, il terrore, e la paura sono diventati la norma per ogni abitante della Cecenia".

Il 24 novembre il Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite ha rilasciato il suo rapporto periodico sulla tortura in Russia. Dopo qualche nota positiva su alcune nuove leggi e misure amministrative, il rapporto continua sullo stesso tono di quelli già citati, con critiche e raccomandazioni allo stato russo. E come le organizzazioni non-governative, il Comitato si lamenta delle difficoltà incontrate da chi chiede di esaminare la situazione dei diritti umani in Cecenia: di recente, lo Special Rapporteur sulla tortura è stato costretto ad annullare la sua missione nel Caucaso del Nord a causa del rifiuto delle autorità russe di accettare le condizioni della sua visita.

Il direttore esecutivo della FIDH Antoine Bernard ha detto, in occasione della presentazione del rapporto sulla Cecenia, che i leader di Gran Bretagna, Francia e Germania, e l'Unione Europea, "dovrebbero dare ai diritti umani la stessa importanza che danno al gas". L'Italia non fa eccezione. Nei rapporti dei governi occidentali con la Russia, la subordinazione dei diritti umani agli interessi commerciali è ormai palese e imbarazzante. Ma se i media, che pure hanno seguito, almeno per un po', gli assassinii della Politkovskaya e di Litvinenko, insistono a tacere sull'inferno in cui vivono tanti ceceni e russi qualunque, e se l'opinione pubblica continua a disinteressarsene, chi costringerà i governi a cambiare atteggiamento?

Link consigliati:
Il rapporto di Human Rights Watch
Il rapporto di Amnesty International
L'articolo della Reuters sul rapporto di Memorial e FIDH
Il rapporto del Comitato contro la Tortura


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