La nuova legge sugli invalidi di guerra nella Federazione BH promette poche novità per le migliaia di ex combattenti che vivono con pensioni irrisorie. La situazione non è migliore per gli invalidi del lavoro, in entrambe le entità di un Paese nel quale un adulto su dieci sarebbe disabile

29/03/2005 -  Anonymous User

Di Aida Sunje, Sarajevo, IWPR, 23 marzo 2005, (titolo originale: "Disabled Veterans Feel Forgotten in Bosnia")
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta

Halil Buric mostra con orgoglio fotografie in bianco e nero che lo ritraggono mentre entusiasticamente fa cenni di saluto dalla cima del Monte Bianco, che afferma di avere scalato sei volte.

Una delle ragioni per cui è così orgoglioso di quegli scatti è che sa che non rivivrà mai più quell'esperienza, dato che una ferita ricevuta nella guerra bosniaca del 1992 - 1995 lo ha lasciato invalido quasi al 100 per cento.

Oggi si sente amareggiato per la previdenza che riceve dallo Stato bosniaco e per questo ha recentemente stracciato tutti i riconoscimenti ricevuti per l'eroismo dimostrato in guerra. "Con gli aiuti che riceviamo io riesco a mala pena a sopravvivere," ha detto a IWPR, gli occhi pieni di lacrime.

Buric non è il solo invalido di guerra che si sente disperato e, in ultima analisi, tradito dallo Stato che ha contribuito a salvare.

"Tutti noi siamo in una grave situazione finanziaria perché lo Stato non è capace di creare un programma di welfare di qualità," ha detto Safet Redzic, presidente dell'Alleanza dei Veterani Invalidi di Guerra, RVI, di Bosnia ed Erzegovina. "Siamo stati feriti combattendo per la Bosnia."

Non ci sono dati precisi sul numero di invalidi di guerra in Bosnia, ma il locale Comitato Helsinki per i Diritti Umani sostiene che circa un cittadino adulto su dieci ha disabilità di qualche tipo.

Uno è Dzevad Abrasi, 40 anni, di Tuzla, la cui invalidità è quantificata al 30 per cento. Con una pensione di 50 marchi convertibili al mese (circa 25 euro), Abrasi deve sostenere una moglie e cinque bambini.

La famiglia Abrasi tira avanti vendendo quel che rimane delle loro proprietà. "Ho già venduto quasi tutto," ha detto a IWPR.

"Oggi sono venuto a vendere queste scarpe, così posso comprare un po' di farina," ha aggiunto, aspettando possibili acquirenti nei cadenti uffici dell'RVI di Tuzla. "Nessuno aiuta noi veterani invalidi, anche se siamo noi ad aver combattuto in guerra."

Ibrahim Nadarevic, ministro per i Veterani e gli Invalidi di Guerra della Federazione, dice che il suo ministero cerca di provvedere un aiuto di buon livello per i veterani invalidi, incluse cure mediche gratuite.

Ma gli invalidi sostengono che questa affermazione non è corretta, dato che l'assistenza medica gratuita non include alcune delle medicine di prima necessità, che sono anche le più care.

"Se non riesci a comprare le medicine di cui hai bisogno, sei costretto a prendere qualche cura sostitutiva, che non è altrettanto efficace," ha detto Safet Redzic.

Nel gennaio 2005, la Federazione ha approvato una nuova legge sui diritti dei veterani e degli invalidi di guerra, aumentando i pagamenti per quelli classificati come invalidi al 70 per cento ma tagliandoli alle persone con disabilità minori.

Benché alcuni membri dell'RVI a Sarajevo si lamentino aspramente della nuova legge, Redzic, pur consapevole delle proteste, dice che in questo modo vi sarà maggiore giustizia.

È preparato ad affrontare le critiche alla decisione di tagliare i fondi per chi ha invalidità minori. "Ora ci sono casi di persone con il 20 per cento d'invalidità che prendono il doppio del denaro ricevuto da alcuni invalidi al 100 per cento," ha detto in dicembre, schierandosi a favore del cambiamento proposto.

Anche Ibrahim Nadarevic dice che i benefici della nuova legge supereranno ogni problema, e che essa farà chiarezza nella confusione creata dai due diversi sistemi precedentemente in uso, uno che si applicava ai veterani bosgnacchi e l'altro ai Croati di Bosnia.

Anche Halil Buric è soddisfatto del cambiamento, perché si aspetta che le sue entrate crescano. Ma Dzevad Abrasi, la cui invalidità è meno seria, è deluso da ciò che questo comporterà per la sua famiglia. La sua minuscola pensione diventerà ancora più piccola. "Ora al posto di 50 marchi ne riceverò circa 30 al mese," ha detto.

L'alto tasso di disoccupazione in Bosnia comporta che pochi invalidi possano incrementare queste misere somme, anche solo con un lavoro part-time.

La RVI dice che la percentuale di disoccupati tra i suoi membri è di circa il 70 per cento. Un altro gruppo, la Associazione degli Invalidi del Lavoro della Federazione di Bosnia ed Erzegovina, ritiene che fino al 90 per cento degli invalidi, anche di quelli abili al lavoro, siano disoccupati.

La situazione non è migliore dall'altra parte della Bosnia, nella Republika Srpska, RS. Djordje Rogic, presidente della RVI in RS, dice che il tasso di disoccupazione dei veterani, anche nell'entità serba, è intorno al 70 per cento. "La disoccupazione dei RVI è un grave problema nella Republika Srpska," ha detto.

Edhem Trnka, presidente della Associazione degli Invalidi del Lavoro, dice che non ci sono molti segni di un miglioramento della situazione: "Quando le imprese vengono ristrutturate, gli invalidi sono i primi a perdere il posto. Trovare un nuovo impiego è pressoché impossibile per gli invalidi."

Redzic è d'accordo: "I datori di lavoro vogliono liberarsi delle persone con disabilità, perché non apportano gli stessi profitti che delle persone sane produrrebbero."

Come esempio dell'atteggiamento negativo della società verso gli invalidi, Trnka ha citato l'esempio di Mirhad Vejzovic di Mostar che rimase col 50 per cento di invalidità in seguito ad un incidente sul lavoro in una ditta di trasporti. La Corte sentenziò che la compagnia aveva torto, ma assegnò a Vejzovic un risarcimento finanziario puramente nominale, di meno di un euro.

"Ciò è offensivo! Ma questo è l'atteggiamento della Corte verso le persone disabili," ha detto Trnka. "Questa è la prova che chi viene tutelato sono i datori di lavoro, non le vittime."

*Aida Sunje è una giornalista di Sarajevo


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