La Biblioteca nazionale di Sarajevo nel 2011 (foto

Paula Gimeno/flickr)

E' uno dei simboli della Bosnia Erzegovina e del conflitto degli anni '90. E' la Vijećnica, la Biblioteca Nazionale ed Universitaria della Bosnia Erzegovina a Sarajevo. Una tesi di laurea che ripercorre tutte le fasi della vita dell'edificio

10/08/2015 -  Jasenko Spahic

Questa tesi riprende le fasi di recupero e di ricostruzione della Vijećnica, la Biblioteca Nazionale ed Universitaria della Bosnia Erzegovina a Sarajevo, ripercorrendo tutte le fasi di vita dell'edificio, dalla sua nascita all'incendio che l'ha colpita durante la guerra dei Balcani, ma anche da avvenimenti storici che l'hanno vista coinvolta, dal suo restauro alla sua rinascita.

1880. Con l'arrivo della dominazione austroungarica in Bosnia Erzegovina, ci fu la necessità di edificare la nuova sede del Comune della città in una piazza confinante il centro storico cittadino, risalente al periodo ottomano, chiamato Baščaršija.

Su questo mejdan (dal turco: spazio aperto) erano presenti due pensioni e una casa privata. Le prime due vennero demolite mentre il proprietario dell'abitazione richiese che gli venisse spostata, mattone per mattone, dall'altra sponda del fiume Miljacka. Questa casa esiste ancora oggi, nota con il nome di Inat Kuća ovvero "casa capriccio".

1890. Gli architetti interessati furono Karel Pařik, noto in città per per la realizzazione di oltre settanta degli edifici più importanti. La sua proposta progettuale non fu accolta anche se la sua impronta stilistica e compositiva si può riscontrare ancora oggi nell'edificio esistente.

I lavori, prima di passare a Čiril Metod Iveković che ne arrivò alla conclusione nel 1984, furono diretti per un anno, dal 1892 al 1893, da Alexander Wittek che, si presume a causa del progetto stesso, morì in un manicomio a Graz in Austria.

1896. Il nuovo edificio in stile neomoresco fu inaugurato e consegnato alla città di Sarajevo come Municipio cittadino.

1914. Il fabbricato fu anche involontariamente il palcoscenico dell'attentato all'Arciduca Francesco Ferdinando in visita nella nuova sede governativa della città. Scintilla che innescò lo scoppio del primo conflitto mondiale.

1947. In contemporanea con la fine della Seconda Guerra Mondiale, nasceva la Repubblica Federale di Jugoslavia che vide, due anni dopo, un cambio nelle destinazioni d'uso di molti edifici tra i quali anche la Vijećnica che si riconvertì da sede del Municipio cittadino in Biblioteca Nazionale e Universitaria.

1992. L'edifico, ormai divenuto simbolo dell'incontro di culture diverse e dell'identità di un'intera popolazione, venne colpito, tra il 25 e il 26 agosto da bombe incendiarie che causarono la perdita del 90% del fondo totale, costituito da 2 milioni di libri, oltre a danni successivi alla struttura dell'edificio per tutta la durata della guerra.

Goran Simić, poeta e scrittore sarajevese, immaginava che la "neve nera" costituita dalle ceneri dei libri e da parti di pagine in fiamme che fuoriuscivano dall'edificio e si diffondevano per le vie della città, portasse con sè i più famosi scrittori, poeti, filosofi e scienziati a mescolarsi con il luogo per diffondere il loro sapere che nessun fuoco avrebbe potuto portare via. Tutt'al più portava in alto, in cielo, fino a quando non sarebbe tornato a terra, dentro la biblioteca rinata, attratto da una nuova musica.

”Liberati dalla canna fumaria, i personaggi girovagavano per la città, mescolandosi con i passanti e le anime dei soldati morti. Ho visto Werther seduto sul recinto di un cimitero distrutto; ho visto Quasimodo, dondolante sul minareto di una moschea; Raskolnikov e Mersault sussurravano, per giorni, nella mia cantina; Yossarian già commerciava con il nemico; il giovane Tom Sawyer era pronto a vendere, per pochi soldi, il ponte Principov”.

La musica ha un ruolo fondamentale per luoghi di questo tipo, essa riporta la biblioteca alla sua finalità essenziale, quella della conservazione e della divulgazione dei valori umani.

1992. Vedran Smajlović, musicista sarajevese, suonò il suo violoncello per 22 giorni, in onore a 22 civili deceduti il 26 Maggio.

1994. Zubin Mehta, direttore d’orchestra indiano, diresse il Requiem di Mozart, insieme ai membri e al coro della Sarajevo Symphony Orchestra presso le rovine della Biblioteca Nazionale.

1997. Il Maestro Riccardo Muti, il 14 luglio diresse l’orchestra del Teatro della Scala di Milano, insieme alla Filarmonica di Sarajevo.

2009. Il Maesto Muti si è ripetuto, nell’ Olympic Hall Zetra di Sarajevo.

2014. L’Orchestra filarmonica di Vienna si è esibita il 28 giungno per inaugurare l’apertura della Biblioteca, ad un secolo esatto da quell’attentato che cambiò la storia, un’occasione per ricordare il passato ma anche per guardare ad una nuova Europa.


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