Chişinău, proteste dell'opposizione

Dal 2009 in Moldavia non si riesce ad eleggere un Presidente. La coalizione al governo propone ora un referendum costituzionale per modificare le procedure elettive. Ma, sotto la pressione dell'opposizione, rimangono probabili elezioni politiche anticipate

15/02/2012 -  Natalia Ghilaşcu Chişinău

Da quando la coalizione "Alleanza per l'integrazione europea" ha vinto le politiche in Moldavia nel 2009, non è ancora riuscita a far eleggere il presidente del Paese. Per farlo, sarebbero infatti necessari tre voti in più di quanto la coalizione di governo abbia attualmente a disposizione. Uno scoglio, sino ad ora, insormontabile. L'ultimo a provarci è stato Marian Lupu, leader del Partito Democratico, uno dei tre che costituisce l'Alleanza, a metà del dicembre scorso. Ma non è riuscito ad ottenere i 61 voti necessari.

Data la situazione, per uscire dalla grave impasse politica, la maggioranza governativa ha annunciato un mese fa l'intenzione di indire un referendum costituzionale al fine di semplificare le procedure per arrivare all'elezione della carica di Presidente.

Le proteste dell'opposizione

Tale annuncio ha però portato in piazza nella capitale Chişinău migliaia di cittadini moldavi decisi a protestare contro l'attuale parlamento, ritenuto illeggittimo in quanto incapace di eleggere un presidente. A partire dal 14 gennaio, ogni sabato, il Partito comunista ha organizzato manifestazioni nella piazza principale della capitale. Il deputato d'opposizione Sergiu Sârbu ha annunciato di aver richiesto l'utilizzo della piazza per proteste fino a maggio. I manifestanti hanno protestato anche di fronte all'ufficio del procuratore generale alla sede della presidenza della repubblica, richiedendo a gran voce le dimissioni del governo ed elezioni anticipate.

Durante le proteste, l'ex-presidente Vladimir Voronin, leader dei comunisti, ha dichiarato che la vita in Moldavia stava diventando ogni giorno più difficile, che la gente stava patendo il freddo mentre il governo non faceva nulla per migliorare la situazione: “Il nostro Paese si salverà solo grazie a tutte le forze della nostra società, i partiti politici, le associazioni, gli individui che sostengono saldamente i principi democratici, le libertà civili e lo stato di diritto. Tutti i veri patrioti, a prescindere dai colori del partito d'appartenenza, devono tendere alla difesa della Costituzione”.

Azioni contro l'Alleanza per l'integrazione europea sono state organizzate invece ogni domenica dall'extra-parlamentare Partito cristiano-democratico. I manifestanti hanno dichiarato di essere intenzionati a proseguire con le proteste, fino a quando non sarebbero state indette elezioni anticipate, anche nel caso in cui l'Alleanza per l'integrazione europea avesse rinunciato all'idea di indire un referendum.

Nuove elezioni presidenziali a febbraio

Sotto la pressione di un mese di proteste di piazza, nel gelo dell'inverno moldavo, i leader dell'Alleanza per l'integrazione europea hanno ora fatto parzialmente marcia indietro, annunciando di essere disposti per il momento a posporre la questione della semplificazione della procedura per l'elezione del presidente. Del resto, un referendum costituzionale per introdurre l'elezione diretta del capo dello Stato era già stato promosso nel 2010, ma non aveva ottenuto il quorum.

"Il rischio di non riuscire a risolvere la questione di stallo politico con un referendum resta alto" ha dichiarato il presidente del Parlamento Marian Lupu, attualmente presidente ad interim della repubblica, "se il referendum fallisse, saremmo costretti a cedere alla richiesta di elezioni anticipate". Lupu ha annunciato che il parlamento fisserà il 16 di febbraio una data per nuove elezioni presidenziali, da tenersi entro la fine del mese.

Cercasi candidato indipendente

Nel novembre 2011 si tennero, per porre fine alla crisi politica, negoziati tra la maggioranza di governo e tre deputati allontanatisi dal Partito comunista. Uno di questi ultimi, Igor Dodon, si è poi unito al partito Socialista, dichiarando di esser pronto a sostenere l'elezione di un candidato indipendente. In quell'occasione fu Mihai Ghimpu, leader del Partito Liberale e quindi organico all'attuale maggioranza di governo, a rifiutare la convergenza su un nome proposto dal Partito comunista e oggetto della mediazione messa in campo da Dodon.

Ora sembra che Ghimpu sia più propenso ad accettare compromessi. Il presidente del Parlamento Marian Lupu si è detto convinto che l'Alleanza riuscirà ad identificare un nome su cui potrà poi convergere anche il gruppo dei Socialisti. Anche Vlad Filat, presidente del Partito liberal-democratico si è dichiarato sicuro che un nuovo tentativo di rieleggere il presidente avrebbe un esito positivo.

Nel frattempo Igor Dodon, dopo aver indicato il leader del partito Liberale Mihai Ghimpu come causa dell'attuale impasse politica, ha specificato che nel caso in cui l'Alleanza per l'integrazione europea non dovesse riuscire a prendere una decisione, il partito Socialista si attiverà a favore di elezioni anticipate. “Auspichiamo un candidato indipendente che sia accettato da tutti e tre i partiti. Qualora nei prossimi dieci giorni la procedura per l'elezione del presidente dovesse essere posticipata, i socialisti si attiveranno affinché si tengano elezioni anticipate”, ha dichiarato. Secondo Dodon, infatti, un candidato indipendente sortirebbe l'effetto di placare gli animi ad assicurare la stabilità politica in Moldavia.

Il liberale Mihai Ghimpu però si è dichiarato scettico riguardo alla sincerità delle intenzioni di Dodon. A suo avviso infatti il leader socialista, starebbe solo tentando di arrivare ad elezioni parlamentari anticipate. Elezioni anticipate sono ciò che invece Vladimir Voronin, leader del Partito comunista, chiede senza mezzi termini: “Questo governo è anti-costituzionale e le elezioni anticipate costituiscono l'unico modo di emergere dallo stallo”, ha dichiarato.

In base ad un'indagine condotta quest'anno dall'Associazione dei sociologi e dei demografi, se le norme per l'elezione del presidente rimarrano quelle attuali, neppure nuove elezioni porterebbero ad una soluzione della crisi politica moldava. Dalle urne uscirebbe una situazione di stallo, con una sostanziale parità tra il Partito comunista e l'Alleanza per l'integrazione europea. Il 47% dei voti andrebbero a favore del Partito comunista, seguito dal Partito liberal-democratico con il 26%, il Partito democratico con il 12% ed il Partito liberale con il 9,2%. Metà degli intervistati affermano comunque di non nutrire fiducia nei confronti di alcun personaggio politico.


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