Dopo l'emergenza Kossovo, l'Albania non ha più dovuto affrontare la stessa terribile crisi umanitaria, ma non per questo il problema dei rifugiati può considerarsi risolto. La legislazione in materia non sembra molto efficacie nel garantire i diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Inoltre sono ancora tanti gli albanesi che, preoccupati per la loro sicurezza, lasciano il paese e fanno domanda di asilo all'estero. Come ha affrontato l'Albania il problema dei rifugiati negli ultimi anni?

09/09/2004 -  Barbara Sartori

Cartina dell'Albania

Fonte principale delle informazioni il sito di US Committee for Refugees, che ha recentemente pubblicato un rapporto sulla situazione di rifugiati, sfollati e richiedenti asilo nei diversi Paesi del mondo.

Durante il 2002, sono scappate dall'Albania ben 9.900 persone che hanno fatto domanda di asilo in altri Stati (soprattutto negli USA e nel Regno Unito). Durante lo stesso anno d'altra parte circa 150 persone, provenienti soprattutto dalla Jugoslavia e dalla Turchia, hanno richiesto asilo in Albania.

Alla fine del 2002 l'Albania ospitava 140 persone tra rifugiati e richiedenti asilo. Solo a 7 era stato garantito lo status di rifugiato, per le rimanenti tutto era ancora da stabilire.
Inoltre durante il 2002 il governo albanese ha deciso di trasferire 10 persone in altri Paesi. Solitamente questa soluzione viene scelta quando il rimpatrio dei rifugiati non dà garanzie di sicurezza o qualora lo Stato che ha accolto i rifugiati non accetti l'integrazione locale. In questi casi lo Stato di primo asilo deve trovare un terzo Stato che accetti i rifugiati.

Il diritto d'asilo e di non refoulement è regolato dalla Costituzione albanese sull'asilo del 1998 e dalla legislazione sull'asilo, nel rispetto della legge internazionale. L'Albania prevede anche una protezione temporanea nel caso di una crisi umanitaria o di un afflusso di massa.

Le domande d'asilo vengono valutate dall'Ufficio per i Rifugiati, che fa parte del Ministero del governo locale. L'UNHCR ha però il diritto di ascoltare le udienze per la determinazione dello status di rifugiato e di fornire una consulenza, su richiesta dell'Ufficio per i Rifugiati, in alcuni casi individuali.
Durante l'aprile del 2002, l'amministrazione in carica ha iniziato ha a riorganizzare il processo per l'attribuzione dello status di rifugiato. Inoltre, alla fine del 2002, è stato inviato al Consiglio dei Ministri un progetto di legge su "l'integrazione locale e la riunificazione delle famiglie delle persone a cui è stato garantito l'asilo in Albania". Tale progetto, volto a facilitare la questione dei permessi di residenza, non è tuttora stato approvato.


Ai rifugiati viene consegnato un documento dove è riconosciuto il loro status di rifugiato e quindi il loro diritto di rimanere in Albania. La maggior parte dei rifugiati vivono in centri collettivi gestiti dall'UNHCR o da organizzazioni governative che collaborano con esso.
Solitamente, coloro a cui è stata attribuita protezione temporanea possono scegliere dovere risiedere. In alcuni casi però la Commissione Nazionale per i Rifugiati può, se ci sono ragioni oggettive, imporre delle restrizioni. Durante "l'emergenza del Kossovo", ad esempio, il governo albanese decise di spostare gli albanesi del Kossovo nel sud dell'Albania, nonostante il loro desiderio di rimanere nella zona di confine. La Commissione riteneva infatti che tale soluzione fosse rischiosa ed inadeguata, mancando sul loco le condizioni necessarie per garantire la loro sicurezza.

L'Albania continua comunque ad essere fonte di preoccupazione.
Migliaia di albanesi abbandonano il Paese e fanno richiesta di asilo all'estero a causa della situazione di insicurezza che affligge lo Stato. L'uso della violenza è diffuso: molestie ed attacchi violenti, soprattutto da parte della polizia, contro giornalisti che hanno rischiato pubblicando rapporti di denuncia; torture e ed abusi psicologici contro detenuti; "faide" tra diverse comunità etniche e conflitti tra gang rivali; persistenti atti di discriminazione controre minoranze religiose ed etniche, soprattutto contro Egiziani ed Rom.

Infine preoccupano anche i controlli effettuati alla frontiera.
Conformemente alla legislazione del 2001, è la polizia di frontiera che riceve le domande d'asilo al confine, assicura il non refoulement e permette ai richiedenti asilo di entrare nello Stato anche senza i documenti necessari. Tuttavia, da quando questa legge è in vigore, non è stata registrata nessuna richiesta d'asilo alle stazioni di confine. Secondo i documenti della polizia di confine, alla fine del 2002 le persone intercettate al confine ed espulse sono state 500; nessuna di queste, sempre secondo tali documenti, domandava asilo.
Il pericolo è che ai richiedenti asilo venga negato il diritto di essere ascoltati.
Ecco perché, le agenzie che sono già impegnate ad intervistare gli stranieri illegali scoperti in Albania chiedendogli se vogliono presentare domanda d'asilo, vorrebbero estendere il loro impegno alle zone di confine.

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