Turchia - Pixabay

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La Turchia è chiamata oggi ad eleggere un nuovo presidente, per la prima volta con voto diretto. Grande favorito è il premier Recep Tayyp Erdoğan, che in caso di vittoria ha già annunciato di voler aumentare i poteri presidenziali. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [10 agosto 2014]

Circa 53 milioni di elettori turchi sono chiamati oggi a dare un nome al prossimo presidente che - per la prima volta dopo le riforme approvate nel 2010 - verrà scelto direttamente dai cittadini. Tutti i sondaggi lasciano presagire che il vincitore sarà Recep Tayyp Erdoğan, l'uomo che guida il paese da primo ministro e leader degli islamici moderati dell'AKP da più di dieci anni.

A contendere la vittoria ad Erdoğan, altri due candidati: l'ex segretario generale dell'Organizzazione per la cooperazione islamica Ekmeleddin İhsanoğlu, supportato dall'opposizione laica e nazionalista, e Selahattin Demirtaş candidato del filo-curdo Partito democratico del popolo.

La vittoria di Erdoğan, in realtà, viene data quasi per scontata. Il dubbio maggiore riguarda la capacità del primo ministro di trionfare già oggi, conquistando il 50% più uno dei voti, o se invece sarà necessario un secondo turno, fissato al 24 agosto.

La figura presidenziale in Turchia ha oggi carattere prevalentemente rappresentativo e di controllo. In caso di affermazione, Erdoğan ha però già annunciato di voler ampliare sostanzialmente i poteri del capo dello Stato, restando così una figura centrale nella politica turca.

Un disegno che ha fatto di nuovo gridare l'opposizione alla svolta autoritaria. Negli ultimi anni, accanto ai successi in economia e nello sviluppo infrastrutturale, il governo di Erdoğan si è infatti fatto notare per la crescente repressione, talvolta anche violenta, delle voci del dissenso interno.

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