Foto - david__jones/flickr

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Suscita forti polemiche, in Grecia, la decisione presa dal nuovo ministro della Sanità Adonis Georgiadis di reintrodurre una normativa che permette alla polizia di arrestare e sottoporre forzatamente al test di positività all'HIV chiunque venga ritenuto “un rischio potenziale per la salute pubblica”. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [3 agosto 2103]

 

Si chiama “Decreto di Sanità Pubblica 39A”, la direttiva che da inizio luglio permette nuovamente alla polizia greca di fermare, detenere e sottoporre senza il consenso degli interessati a test di positività all'HIV, ma anche a epatite ed altre malattie sessualmente trasmissibili, chiunque venga ritenuto come un “potenziale rischio” per la salute pubblica greca.

La norma reintrodotta dal nuovo ministro della Sanità ellenico, il conservatore Adonis Georgiadis, era stata inizialmente imposta nell'aprile 2012, poco prima delle elezioni generali dell'estate scorsa, dal suo predecessore il socialista Andreas Loverdos.

La misura aveva portato all'arresto e alla successive analisi forzate di centinaia di donne, identificate come “prostitute”. Delle fermate, diciassette vennero trovate positive all'HIV e rimasero agli arresti per mesi, prima di essere assolte in tribunale dall'accusa di “lesioni volontarie”.

Durante la loro detenzione, i media greci pubblicarono i loro nomi, dati personali e fotografie dichiarando di voler così “proteggere la sanità pubblica”. Le ultime furono rilasciate nel marzo 2013, poco prima che la direttiva venisse ritirata.

Ora, con la decisione di Georgiadis di reintrodurla, tornano le polemiche. Col sistema sanitario greco sottoposto a enormi pressioni a causa dell'austerità imposta dal governo per risanare i conti pubblici, la diffusione dell'HIV è aumentata drasticamente, anche a cause dell'uso crescente di droga nelle fasce più vulnerabili della popolazione.

Secondo molte organizzazioni mediche, però, come “Doctors of the World”, la direttiva viola diritti umani e dignità personale, ed è controproducente, limitandosi a colpire i più deboli. L'organizzazione sostiene che sia assurdo tentare di risolvere un problema medico con misure di polizia, ed ha invitato i sanitari coinvolti nei test all'obiezione di coscienza.

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