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L'accordo sui migranti tra UE e Turchia è messo in forse dallo scontro sulle leggi antiterrorismo turche, che l'Unione chiede di modificare per concedere la liberalizzazione dei visti. Francesco Martino (OBC) per il GR di Radio Capodistria [18 maggio 2016]

Vive momenti difficili il tormentato e discusso accordo tra Unione europea e Turchia che dallo scorso marzo ha abbattuto il numero dei migranti sbarcati sulle coste greche, chiudendo di fatto la cosiddetta “rotta balcanica”.

L'intesa - fortemente criticata dalle organizzazioni umanitarie – prevede il respingimento in Turchia dei migranti che non soddisfano i requisiti per richiedere asilo politico. In cambio della collaborazione sulla questione migratoria, Ankara ha ottenuto la sospirata possibilità per i propri cittadini di viaggiare in Europa senza richiedere un visto d'ingresso.

Perché l'accordo sia realizzato, però, Bruxelles insiste che la Turchia modifichi le proprie norme anti-terrorismo, considerate troppo vaghe e suscettibili di potenziali abusi. Per il governo turco, però, impegnato in un sanguinoso scontro contro la guerriglia curda del PKK e messo alle strette da numerosi attentati messi a segno dallo Stato Islamico, la richiesta è semplicemente inaccettabile.

“Chiederci di cambiare la legge in queste condizioni equivale a supportare il terrorismo. Non cederemo mai a una tale imposizione”, ha dichiarato recentemente il ministro degli esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu. La risposta è arrivata dal Presidente del consiglio europeo Donald Tusk, che ha chiesto ad Ankara di “non giocare con le regole, ma secondo le regole già stabilite”.

Nonostante le critiche, l'accordo con Ankara viene difeso dalle istituzioni europee. In aprile meno di 2700 rifugiati sono arrivati sulle coste greche, una diminuzione del 90% rispetto al mese precedente.

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