5 dicembre 2012

di Besnik Mustafaj
casa editrice: Edizioni Ensemble
anno di pubblicazione: 2012
collana: Erranze
prezzo: 15,00 euro
Traduzione di Gëzim Hajdari

Il verso di Mustafaj sembra pacato a una prima lettura, epico come nei racconti degli antichi, senza grida né enfasi. Ma è solo un inganno, perché rileggendo con l’attenzione dovuta si scopre che sotto l’essere del suo verbo abitano echi, suoni, ritmi interiori intensi, che penetrano nella memoria del lettore accorto, rimanendovi per sempre. È un verso vero e vissuto profondamente, carico di umanità
e universalità. Mustafaj sa colloquiare con le cose, dando loro voce e volto, attraverso una prosa poetica che colpisce per la forza e per la bellezza antica e ancestrale.
A volte tumultuosa e carica dell’inquietudine quotidiana, la sua poesia si fa carico del dolore e della sofferenza dell’uomo, in attesa di un raggio di luce durante le notti nere, che sembrano non avere mai fine.
(Gëzim Hajdari)

 

Besnik Mustafaj è nato nel 1958 in Albania. Si è laureato in Lingua e Letteratura Francese all’Università di Tirana e ha lavorato come professore, traduttore e giornalista.
È tra i fondatori del Partito Democratico d’Albania; con Azem Hajdari organizzò la prima manifestazione democratica contro il regime comunista di Enver Hoxha. Ambasciatore in Francia dal 1992 al 1997, è stato Ministro degli Esteri dal 2005 al 2007, per poi dimettersi causa dissenso con il premier Berisha e dedicarsi definitivamente alla scrittura.
Tra i più importanti scrittori contemporanei albanesi, Mustafaj è autore di numerosi romanzi, saggi, raccolte e traduzioni. Le sue opere sono state tradotte in molte lingue, ricevendo un largo consenso di critica. In Italia ha pubblicato "Albania: tra crimini e miraggi" (Garzanti, 1993). Nel 1997 ha vinto il premio “Méditerranée” per il romanzo "Daullja prej letre" (Tamburo di carta).