4 aprile 2011

di Azra Nuhefendić
casa editrice: Edizioni Spartaco
anno di pubblicazione: aprile 2011
collana: I saggi
pagine: 144
prezzo: 12,00 euro
prefazione di Paolo Mastroianni

Da una delle più autorevoli giornaliste bosniache, autrice di formidabili reportage per Nazione Indiana e Osservatorio Balcani e Caucaso, diciotto cronache, in gran parte inedite. L’idea è narrare pezzi di vita di un Paese scomparso (la Jugoslavia) e di un Paese che presto potrebbe scomparire (la Bosnia Erzegovina), mescolando l’esperienza personale, la storia ufficiale, i ricordi, i miti, i pregiudizi e gli stereotipi. E la scrittura della Nuhefendic sa toccare le corde più intime della sensibilità, senza scadere nella facile retorica. Obiettivo dichiarato del volume è offrire uno spaccato di quella martoriata area geografica, superando il limite che finora ha accomunato le narrazioni su quei Paesi: basarsi su storie di terza mano.

Azra Nuhefendic, giornalista di Sarajevo, dal 1980 collabora con la Radio Televisione di Belgrado. Dal 1995 è profuga in Italia e abita a Trieste. Collabora con varie testate, tra cui il Piccolo. Nel 1986 ha vinto il Premio annuale della RTV di Belgrado, per i suoi reportage sui minatori in Kosovo; nel 1989 il Premio nazionale per i servizi realizzati durante la rivoluzione in Romania; nel 2002 il Premio “Dario D’Angelo”, riservato a giornalisti non italiani. Ha vinto il Premio Writing for Central and Eastern Europe 2010, per l'articolo  " Il treno" sulla linea ferroviaria Belgrado Sarajevo interrotta all'inizio della guerra. Ha scritto contributi per numerosi libri pubblicati in Italia e all’estero.