16 febbraio 2007

La persecuzione scatenata tra il 1915 e il 1918 dai turchi nei confronti della popolazione armena residente in Anatolia e nel resto dell'Impero ottomano rappresenta forse il primo esempio dell'epoca contemporanea di sistematica e scientifica soppressione di una minoranza. Un saggio

L'autore, in maniera assai efficace, integra alla storia del genocidio armeno gli eventi politici e sociali che ne sono stati gli inequivocabili prodromi per poi arrivare fino ai giorni nostri, lasciando affiorare qua e là dalle pagine un giudizio disincantato e dolente. La strage del popolo armeno appare dettata da una sua spietata logica, al pari di ogni altro consimile scempio novecentesco. Certo, alla Turchia del 1915 mancava l'implacabile e cronometrica precisione di un apparato nazista o l'inumano cinismo di quello staliniano; ma le ragioni dell'odio, dello sterminio e dell'oblio sono le stesse.

E sono ragioni eminentemente pratiche, di opportunità politica e sociale. È forse questo il dato più aberrante dei genocidi del XX secolo, da quello degli armeni a quello perpetrato da un delirante dittatore marxista come Pol Pot. La loro pianificazione è infatti assolutamente moderna, quasi industriale, con tanto di calcolo dei danni collaterali e delle economie di scala. Colpisce, a tal proposito, il fatto che gli argomenti dei negazionisti di tutte le stragi siano assai simili tra loro. La versione secondo cui le vittime non sarebbero state uccise scientemente, ma sarebbero morte in conseguenza delle disagiate situazioni oggettive del tempo di guerra, è comune a quasi tutti i resoconti negazionisti degli olocausti. Lo stesso dicasi per la tristissima conta delle vittime che, a seconda della convenienza, moltiplicano o riducono il proprio numero in maniera eclatante.

L'olocausto armeno ha il pregio di essere un libro onesto, in mezzo a tanti altri che se non sono mendaci in senso stretto, sono tuttavia faziosi. Rosselli si è limitato a raccontare un passato tragico riflesso su un presente che per molti versi non gli è preferibile. Ma a questo serve un libro di storia: a darci occasione di pensare individualmente per provare, infine, ad agire collettivamente. A stendere un ponte tra privato e pubblico, tra oikos e polis.
(dalla presentazione di Marco Cimmino)

Alberto Rosselli, giornalista e saggista storico, collabora da tempo con diversi quotidiani e periodici nazionali ed esteri e con svariati siti internet tematici. Come studioso di storia moderna e contemporanea e di geopolitica ha al suo attivo diversi saggi tra cui Québec 1759 (Erga Edizioni); Il Conflitto anglo-francese in Nord America 1756-1763 (Erga Edizioni), opera tradotta anche in lingua inglese; Il Tramonto della Mezzaluna. L'Impero Ottomano nella Prima Guerra Mondiale (Rizzoli BUR); La resistenza antisovietica in Europa Orientale 1944-1956 (Settimo Sigillo); L'Ultima Colonia. La guerra coloniale in Africa Orientale Tedesca 1914-1918 (Iuculano Editore); Il Ventennio in celluloide (Settimo Sigillo); Sulla Turchia e l'Europa (Solfanelli); L'Olocausto armeno (Solfanelli); Storie Segrete (Iuculano Editore); Il Movimento Panturanico e la "Grande Turchia" (Settimo Sigillo) e La persecuzione dei cattolici nella Spagna repubblicana. 1931-1939 (Solfanelli).
L'olocausto armeno
di Alberto Rosselli
anno di pubblicazione: 2007
casa editrice: Solfanelli