Maria Elena Murdaca

30 maggio 2008

La guerra in Cecenia vista attraverso gli occhi della giornalista norvegese Åsne Seierstad, già autrice de "Il libraio di Kabul". I due conflitti, la farsa della ricostruzione e il dramma dei reduci

Una mattina, di punto in bianco, mi ero decisa. Dovevo andarci, dovevo vedere con i miei occhi. Poi, altrettanto rapidamente, avevo allontanato da me il pensiero. Non riuscivo a immaginarmi in guerra. Chi ci riesce? La guerra è qualcosa di lontano, un luogo diverso da dove si è e da dove si dovrebbe essere. Ma rimanere a Mosca significava ridursi a vivere in una nebbia fitta, in cui era impossibile orientarsi. E allora il "vado, non vado, vado, non vado" si era risolto in un "vado" subito seguito dall'interrogativo "come si fa ad andare in guerra?". Non era semplice partire: i voli civili erano sospesi, treni neanche a parlarne, e le strade erano chiuse ... eppure c'era qualcuno che in guerra ci andava, che ci doveva andare: i militari. Forse potevo unirmi a loro?

Racconta così Åsne Seierstad la sua decisione di andare in Cecenia, durante la prima guerra russo-cecena. Il fanciullo dal cuore di lupo è un reportage intenso che analizza la questione cecena nelle sue varie componenti: i due conflitti, le torture negli edifici governativi, le sparizioni, la farsa della ricostruzione di Grozny e il culto della personalità di Kadyrov. Il pregio del libro è dato dalla varietà di prospettive da cui la Seierstad ha potuto osservare: come reporter di guerra durante il primo conflitto quando i giornalisti potevano andare a caccia di autorità politiche e capi della guerriglia - Dudaev, Maschadov, Salman Raduev sono stati interlocutori della scrittrice norvegese - come "clandestina" travestita sotto falso nome, abitando presso famiglie cecene; come giornalista accreditata ufficialmente per testimoniare le meraviglie della ricostruzione e intervistare il neo-presidente Ramzan Kadyrov.

Tre capitoli sono dedicati rispettivamente al fenomeno, sconcertante per un occidentale, dei delitti d'onore (Un delitto d'onore); al diffondersi della xenofobia e delle aggressioni indiscriminate contro persone di nazionalità non russa (Voglio cantare contro gli skinheads); al dramma silenzioso dei reduci russi che non hanno diritto alla pensione di invalidità anche se hanno perso la vista durante un'operazione di sminamento (Soldato una tantum).

L'adolescenza e la gioventù cecena occupano un ruolo centrale: ragazzi orfani, sconvolti dalla guerra, esposti agli abusi, ma che cercano di rimettersi in piedi e riprendersi la vita che la violenza della guerra ha loro sottratto, appoggiandosi ora alla religione ora alla ricostruzione - pur con tutti i limiti ideologici e di autonomia di pensiero che questo comporta.

L'asprezza dei fatti non è addolcita, nulla di quanto possa risultare inaccettabile, sgradevole o spiacevole viene smussato, dal momento che lo scopo non è soltanto suscitare empatia o pietà, ma mostrare al lettore la realtà nuda e cruda. La scelta della forma narrativa - quella della raccolta di storie - aiuta a rendere più digeribile un libro che in realtà è un'analisi appassionata ma contemporaneamente lucida e spietata, di non facile assimilazione, ma che vale la pena leggere.

Il bambino dal cuore di lupo. Storie dall'inferno della Cecenia in guerra
Autore: Åsne Seierstad
Prezzo: € 18,00
Rizzoli editore, 2008, 329 pagine