21 febbraio 2014

di Gianmarco Pisa
casa editrice: Ad est dell’equatore
anno di pubblicazione: 2013
collana: I-barbari
pagine: 128
prezzo: 9,00 euro

Se la catastrofe bellica e l’olocausto nucleare avevano rappresentato, con la fine della II Guerra Mondiale, il punto di non-ritorno dei piani di guerra dell’imperialismo delle potenze, aprendo la strada alle Nazioni Unite, alla Carta di San Francisco e alla messa al bando della guerra come “strumento ordinario” per dirimere i conflitti internazionali, varando infine, con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (10 Dicembre 1948), lo strumento più potente sin qui a disposizione per il lavoro di pace; la svolta neo-liberale e la nuova corsa agli armamenti, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, avrebbero rappresentato il punto di svolta, insieme con gli euro-missili e le guerre stellari, la fine dell’esperienza storica del socialismo reale e la disgregazione degli Stati multi-etnici. La caduta del Muro di Berlino (9 XI 1989) poteva simbolicamente ricollocare sulla scena il protagonismo delle masse popolari e delle rivendicazioni nonviolente, ma finiva per rappresentare viceversa la smentita più clamorosa delle speranze di protagonismo e di rinnovamento che si erano, intanto, consolidate nei cuori e nelle menti dei popoli d’Europa. Il tracollo dell’Unione Sovietica, la tragedia della Jugoslavia, la riscossa dei nazionalismi rappresentavano, al tempo stesso, la faccia feroce della globalizzazione capitalistica e la sfida decisiva per le forze nonviolente, chiamate a re-inventarsi e a ri-concepirsi. Nel suo appello «L’Europa muore o rinasce a Sarajevo» (25 VI 1995), Alex Langer elencava le idee-guida dell’elaborazione dei Corpi Civili di Pace: dal valore del diritto all'offerta dell’integrazione; dal sostegno ai costruttori di dialogo alla “prevenzione del conflitto”. Una sfida, in buona parte, ancora tutta innanzi a noi.

Il volume rappresenta il prodotto della ricerca-azione condotta nell'ambito del progetto per i “Corpi Civili di Pace in Kosovo”, prima sperimentazione promossa da un Ente Locale per la costruzione di Corpi di Pace in area di conflitto. Realizzato dagli “Operatori di Pace – Campania” in partenariato con la IPRI – Rete CCP e, in Kosovo, la Association for Peace Kosovo e il Community Building Mitrovica, in collaborazione con il dipartimento di filosofia della Università di Pristina, il progetto, sostenuto dal Comune di Napoli e tuttora in corso, si propone di formare e di attivare squadre locali per la gestione nonviolenta del conflitto, in primo luogo nella città divisa di Mitrovica, simbolo e cardine del post-conflitto kosovaro. Una proposta nonviolenta, in un conflitto apparentemente intrattabile, nel cuore dell’Europa.

La nonviolenza, nella concezione di Gandhi, non è la negazione della violenza, ma il superamento della violenza, la ricerca, cioè, di uno strumento più valido per ottenere quei valori (pace, libertà, giustizia) che spesso si ritiene possano essere raggiunti solo con l’uso della forza armata.

L’azione per il dialogo e la riconciliazione punta alla sperimentazione di corpi nonviolenti di pace per il superamento di quei conflitti che la guerra non ha evidentemente affatto risolto.