Luciano Panella 22 aprile 2015

A Capodistria uno nuovo spazio autogestito. Tante attività culturali ma anche l'energia che arriva dal lavoro manuale

INDE potrebbe essere l’abbreviazione di “independent”, ma in realtà, come si legge sul logo, è l’acronimo di “Inspired by destruction”. Una distruzione concreta, quella di una vecchia fabbrica dismessa, abbandonata e ormai in rovina da anni, e una distruzione simbolica, come quella legata alla crisi economica e alla disoccupazione, pesante in Slovenia come in Italia, che sembra negare ogni possibilità di futuro, specialmente ai più giovani.

INDE è il nome dato ad uno spazio autogestito, sorto da poco nella periferia di Koper/Capodistria in una parte di quella che era una vecchia fabbrica semi distrutta, uno spazio abbandonato da anni a causa di un fallimento e delle vicende legali conseguenti, un’area tetra e fortemente degradata.

L’idea iniziale, semplice quanto intelligente, è stata quella di inventarsi un’attività lavorativa e nel contempo far rivivere un luogo abbandonato, anche potenzialmente “pericoloso” per il degrado, autofinanziandosi per sostenere i lavori e lavorando con le proprie forze per rimetterlo a posto e fare attività culturale e sociale. Attività culturale da gestire in maniera indipendente, senza beneficiare di contributi più o meno pubblici che, oltre a scarseggiare sempre di più, potenzialmente possono condizionare e limitare le scelte.

Così, in pochi mesi, è stata riportata a nuova vita una piccola parte del complesso industriale, con uno spazio per riunirsi e socializzare, qualche mobile di seconda mano, un angolo “bar”, dove le consumazioni sono a offerta libera, un palco per concerti e proiezioni, e anche un angolo con volantini e pubblicazioni “alternative”. Nei pochi mesi di vita, ci sono già stati vari concerti, film, una mostra attualmente in corso e soprattutto molti momenti di aggregazione.

Nel sito di INDE (www.indeplatforma.org ), curato e ricco di informazioni, troviamo anche molta documentazione fotografica sui lavori fatti e su quelli attualmente in corso, e questo sembra essere uno dei tratti caratterizzanti che distinguono questa realtà da altri spazi occupati e centri sociali sorti nel passato: l’importanza del lavoro, del lavoro fisico, concreto e del lavoro di gruppo dove ognuno fa qualcosa.

In un momento come questo, dove il lavoro, specialmente per i giovani, è una sorta di chimera, in Slovenia come in Italia, e i pochi lavori che si possono trovare sono spesso alienanti, come quelli nei call center, poter prendere in mano degli attrezzi, rimettere a posto un luogo abbandonato, faticare ma vedere giorno dopo giorno il risultato concreto crescere sotto ai propri occhi, ha un grande valore.

Valore che si riflette anche nelle scelte di INDE di posizionare raccoglitori per la raccolta differenziata, di mantenere ordinato l’angolo “cucina”, di cercare di rendere in qualche modo “accogliente” lo spazio tanto faticosamente rimesso a posto, magari illuminando i bagni con le lucine delle decorazioni di Natale.

Un grande valore che si riflette anche nei gesti più semplici: i concerti che si tengono nello spazio INDE sono a offerta libera; chi scrive è arrivato a metà di una serata in cui ne erano in programma due, quando il primo era ormai già terminato. Il ragazzo all’ingresso ha rifiutato 5 euro di contributo, restituendoli con un sorriso e dicendo “ma hai perso il primo concerto, 5 euro sono troppi”.