Elisa Rainolter 17 marzo 2016

Sono decine le iniziative di associazioni e privati che hanno messo a disposizione scafi ed equipaggi pronti ad intervenire in soccorso dei rifugiati che stanno attraversando Egeo e Mediterraneo. Una rassegna

Il 3 ottobre 2013 a mezzo miglio dalle coste di Lampedusa ebbe luogo un naufragio che costò la vita a 368 migranti partiti dalla Libia. Quell'immensa tragedia scosse la coscienza della società civile italiana ed europea e, per una volta, anche la politica sembrò porsi l'obiettivo di porre fine alla stragi nel Mediterraneo autorizzando l'operazione Mare Nostrum.

Quell'evento spinse anche i coniugi Regina e Christopher Catrambone a fare qualcosa di concreto per evitare che tragedie del genere si ripetessero. Con il proprio denaro acquistarono una nave di 40 metri, la Phoenix, e fondarono MOAS (Migrant Offshore Aid Station), che divenne la prima operazione privata di soccorso in mare ai migranti.

Con base a Malta, dove ritorna periodicamente per rifornirsi, la Phoenix è stata impegnata nelle acque internazionali del Mar Mediterraneo. Alla fine del 2015, erano 12.000 le persone che sono state tratte in salvo dalla nave. A bordo si trovano medici e paramedici di Medici Senza Frontiere, personale umanitario e marinai professionisti. Attraverso due piccoli aerei telecomandati le barche cariche di migranti vengono avvistate, la Phoenix le raggiunge e assiste direttamente i migranti caricandoli a bordo della propria nave. In contemporanea viene avvisata la guardia costiera rispetto al numero delle persone a bordo e alla localizzazione della nave. Dopo il recupero, la Phoenix si dirige verso la terra ferma dove i migranti vengono fatti sbarcare.

Visto il crescente numero di persone che attraversano l'Egeo, MOAS ha lanciato ad inizio 2016 una missione anche in quelle acque. Al momento opera principalmente nel lembo di mare che separa la Turchia dall'isola greca di Agathonisi. Oltre alla nave principale, MOAS utilizza altre due imbarcazioni più piccole e veloci, rinominate recentemente Alan e Galip, in ricordo dei due fratellini siriani morti nell'Egeo lo scorso settembre. Ad inizio anno MOAS è stata premiata con la “Geuzen Medal” attribuita a chi si batte per i diritti umani e contrasta le discriminazione ed il razzismo. Nel febbraio 2016,inoltre, MOAS ha ricevuto il riconoscimento “New European of the Year”. Questo primo esempio di nave privata in soccorso ai migranti non è rimasto isolato.

Non l'unica esperienza

Nell'ultimo anno sono sorte altre esperienze simili. Sea Watch nasce dalla volontà di tre famiglie della regione di Brandeburgo, in Germania, che sono riuscite ad acquistare una nave olandese, rimetterla a nuovo e utilizzarla nel canale di Sicilia. Le operazioni sono iniziate nel giugno scorso e continuate fino a settembre per un totale di 2.000 persone messe in salvo.

A differenza di MOAS Sea Watch non trasborda i migranti all'interno della sua imbarcazione viste le piccole dimensioni, ma si limita ad allertare la guardia costiera e garantire un primo soccorso alle persone in balia del mare. Dal novembre 2015 Sea Watch si è spostata nell'Egeo ed in particolare a Lesbo dove l'organizzazione ha la sua base. Attraverso l'utilizzo di due scafi, Sea Watch perlustra le acque che separano l'isola greca dalla Turchia. L'operazione viene svolta in collaborazione con Cadus, un gruppo anch'esso tedesco che ha pianificato e raccolto donazioni per dare vita ad una missione di soccorso e salvataggio a Lesbo.

Nell'isola greca è presente dal novembre scorso anche l'ong olandese Stichting Bootvluchteling (Boat Refugee Foundation) che con un piccolo scafo intercetta i migranti dando indicazioni sulla rotta da seguire per poter approdare in aree dell'isola che sono meno pericolose e che i volontari possono facilmente raggiungere. Un lavoro analogo è svolto dai volontari di Proactiva Open Arms, che riunisce decine di guardiaspiagge spagnoli. L'organizzazione utilizza tre scafi ed alcune moto d'acqua. Tre scafi anche per Greenpeace che, in collaborazione con Medici Senza Frontiere, ha lanciato l'operazione di salvataggio nelle acque di Lesbo nel novembre 2015. Oltre a queste esperienze più organizzate e strutturate, va segnalato che sono molti i pescatori di Lesbo che escono al largo con le proprie imbarcazioni quando la guardia costiera segnala loro situazioni di emergenza.

È invece di qualche giorno fa l'entrata in attività della nave “Aquarius” lanciata dall'associazione SOS Mediterranee. Fondata a Berlino il 9 maggio 2015, festa d'Europa: riunisce sezioni della società civile italiana, francese e tedesca. Sos Mediterranee è riuscita ad acquistare questa nave di 77 metri che il 25 febbraio ha cominciato le operazioni di salvataggio tra le coste italiane e le quelle libiche. Oltre al personale di Medecin du Monde, sulla nave si trova il giornalista e scrittore Jean-Paul Mari che tiene un “Diario di bordo”. Aquarius è stata noleggiata per tre mesi, quindi fino al maggio prossimo.

L'esistenza di tali iniziative private, ed il loro successo in termini di vite salvate, sono segno che la presenza delle autorità nazionali ed sovranazionali non è sufficiente. Insomma per tanti vale il principio sottoscritto da MOAS “più navi sono in mare, meno morti evitabili”.