24 novembre 2014

La scorsa settimana si è tenuta a Tirana una conferenza sui diritti fondamentali e la non-discriminazione dei gruppi vulnerabili, tra cui le persone LGBTI, organizzata da Parlamento europeo, Commissione europea e Presidenza italiana. Un'intervista a Ulrike Lunacek, rapporteur della roadmap europea contro l'omofobia. A cura del PE.

Fonte: Parlamento europeo

Il 20 e 21 novembre scorsi si è svolta a Tirana una conferenza sui diritti fondamentali, la non-discriminazione e la protezione dei gruppi vulnerabili, tra cui le persone LGBTI, organizzata da Parlamento europeo (PE), Commissione europea (CE), e Presidenza italiana. All’evento è intervenuta Ulrike Lunacek, eurodeputata verde, Vice-presidente del PE, e rapporteur di una roadmap contro l’omofobia e la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale e l’identità di genere approvata dal PE a gennaio 2014.

Cosa si aspetta da questa conferenza?

I diritti umani sono al cuore del progetto europeo, e questa conferenza è un momento di discussione tra parlamentari europei, membri dei governi degli stati membri e dei paesi in via di adesione, così come per la società civile della regione e le ONG, su come realizzare per le persone LGBTI un contesto in cui possano essere se stessi, senza dover affrontare discriminazioni, discorsi di odio e violenza.

La protezione giuridica dei diritti delle persone gay sta guadagnando terreno negli stati membri. Crede che anche la mentalità nella società europea stia cambiando?

Credo sia interessante fare una comparazione con i paesi che aderirono all’Unione europea nel 2004. Come ad esempio la Polonia, un paese ancora fortemente conservatore, che ha eletto un parlamentare gay e transgender. In Lettonia il ministro degli Esteri ha recentemente trovato il coraggio per fare un coming-out pubblico. Queste persone stanno sfidando le regole di questi paesi, e allo stesso tempo riflettono un cambiamento di mentalità in tutta Europa.

Qual è la situazione nei paesi di pre-adesione?

Fino ad un paio di anni fa sarebbe stato impensabile organizzare una conferenza del genere, con membri di primo piano dei governi da quasi tutti i paesi dei Balcani occidentali. Questo già mostra che qualche progresso è stato fatto.

Le cose stanno migliorando, soprattutto in relazione alla protezione legale. Eccetto in Turchia e nella ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia, tutti i paesi hanno messo fuori legge la discriminazione sui luoghi di lavoro basata sull’orientamento sessuale, in linea con le norme europee. Molti paesi della regione hanno adottato provvedimenti specifici riguardo i discorsi di odio contro le persone LGBTI.

Tuttavia, in tutti i paesi della regione atteggiamenti omofobici e transfobici sono ancora diffusi nella società, e in alcuni casi anche tra i politici e gli uomini di governo, ed è per questo che conferenze come questa sono importanti: ci aiutano ad identificare un problema comune e le azioni che sono state efficaci in contesti simili.

Durante la legislatura europea 2009-2014, il PE ha preso posizione su questioni relative ai diritti LGBT più di 250 volte. Nel febbraio 2014, il PE ha adottato il “Rapporto Lunacek”, una roadmap contro l'omofobia, preparata congiuntamente dai maggiori gruppi politici che chiedevano alla Commissione di adottare una soft policy per l’inclusione e l’uguaglianza, analogamente a quanto già fatto per le questioni di genere e i diritti delle persone disabili. Il "Rapporto Lunacek" è stato approvato con una risoluzione adottata il 4 febbraio 2014 dal PE.