Il Caucaso è stato per secoli terra contesa, oggetto di mire espansionistiche contrastanti. All'inizio del XIX secolo, la regione, che si espande tra il Mar Nero e il Mar Caspio, era parte dell'Impero zarista e in seguito alla Rivoluzione d'Ottobre è stata inclusa nell'Unione Sovietica.

20/07/2010 - 

La fine della Guerra Fredda e il successivo collasso dell'Urss nel 1991 hanno fatto emergere vecchie e nuove contrapposizioni, spesso sfociate in scontri violenti.

Le due guerre cecene e i conflitti in Ossezia e Abkhazia sono solo alcuni di essi. Con il loro carico di vittime civili e migliaia di rifugiati e sfollati rappresentano non un ritorno al passato ma una tragica immersione nel ventunesimo secolo.

L'uccisione nel 2006 della giornalista Anna Politkovskaja, fatta tacere per il suo impegno a favore dei diritti umani in Caucaso, così come la strage degli allievi della scuola di Beslan nel 2004, il conflitto russo-georgiano nel 2008 e gli attentati nella metropolitana di Mosca del marzo 2010 hanno riportato l'interesse dei media internazionali su questa regione a lungo trascurata. Tuttavia, questa attenzione non è stata sufficiente a garantire una maggiore conoscenza di un'area tanto complessa.

È questa considerazione che ha spinto Davide Monteleone ad attraversare negli ultimi anni tutto il Caucaso del nord per poi spingersi, dopo il conflitto del 2008, oltre i confini della Federazione Russa verso l'Ossezia del sud e l'Abkhazia. Dalle coste del Mar Nero a quelle del Mar Caspio, lungo ferite ancora aperte o sanate solo in superficie.

Il Caucaso viene sovente definito un crocevia geostrategico, rappresentato con le mappe degli oleodotti che lo attraversano, raccontato come area contesa tra potenze regionali e globali. Il progetto di ricerca fotografica di Davide Monteleone ha il merito di non ignorare tutto questo. Ma di lasciarlo sullo sfondo. È infatti nei dettagli del quotidiano che cerca una sua personale chiave di lettura.


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