OBC: Con gli interventi finali di Jens Woelk e Fabrizio Tassinari si è concluso il primo evento on-line organizzato da Osservatorio Balcani e Caucaso.

I tre esperti e decine di commentatori, sia sul nostro sito che su facebook, hanno confermato l'importanza di un processo di allargamento credibile. Proprio perché, come ha evidenziato Tassinari, “la credibilità dell'allargamento determina la sua efficacia”, emerge chiaramente una necessità: l’assunzione di responsabilità di tutte le parti coinvolte.

Più stabilità economica e politica dei Balcani occidentali dipenderanno infatti tanto dall'impegno delle classi dirigenti dei Paesi del Sud-est Europa, quanto dal dispiego di capacità diplomatica e istituzionale da parte dell'Unione europea. Due elementi che non sono in sequenza, ma si alimentano a vicenda.

La volontà politica non è un concetto astratto ma si traduce in un sistema di priorità. A che punto sono i Balcani oggi nell’agenda della Ue? E, soprattutto, l'accesso nell'Unione figura tra le priorità delle classi dirigenti e delle opinioni pubbliche nazionali?

Inoltre, la volontà politica va tradotta in azioni concrete. Per questo le scadenze lungo il processo di integrazione sono impegni da prendere sul serio, appuntamenti da rispettare.

Più tempo passa senza un concreto impegno operativo e politico, meno sarà credibile l'Unione. E meno le classi dirigenti locali saranno motivate a realizzare riforme che possono essere impopolari.

La forza dell’allargamento sta dunque anche nel prospettare scenari e tempi credibili. Rallentare senza una prospettiva temporale, sull'onda della crisi greca e della 'fatica da allargamento' a questo punto potrebbe minare l'intero processo.

Sia Woelk che Tassinari concordano su un punto: è necessario stabilire obiettivi intermedi e concreti. Questo consoliderà l'autorevolezza degli attori coinvolti, renderà il processo credibile ed i progressi misurabili (come richiamato di recente anche da Piero Fassino in una sua proposta per una Road map dell'allargamento). Questo è ciò che Woelk definisce “un segnale politico, univoco e concreto”. Da entrambe le parti.

Così diminuirebbero i rischi di pericolose frustrazioni, derivanti da contraddizioni interne della stessa Unione. Non ultima quella evidenziata dal nostro discussant Risto Karajkov, a proposito degli standard richiesti ai Paesi aspiranti all’adesione, spesso ben più alti di quelli riservati agli Stati membri.

I nostri lettori si sono dichiarati in maggioranza a favore di un'accelerazione del processo di integrazione. Ma non è mancato chi ha sollevato il dubbio che l'Unione, in questo periodo, abbia altro a cui pensare.

Ringraziamo tutti per i contributi postati sul futuro dell’Europa e dei Balcani. Per noi saranno di stimolo a proseguire per tutto il 2010, l'anno del decennale di Osservatorio Balcani Caucaso, i progetti e le attività con cui in tutta Italia siamo impegnati ad esplorare e raccontare gli 'Europei', ben oltre i confini Ue, con le loro identità, le loro paure, le loro aspirazioni.

01/07/2010 - 

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