Socio della Comunità croata di Trieste e grande appassionato di studi linguistici e socio-culturali sulla Croazia con uno sguardo particolare sulla sua regione natia, l'Istria. Nasce nel 1940 a Prodani, vicino a Montona, villaggio rurale che gli trasmette la passione per la civiltà contadina. La sua grande passione è viaggiare e collabora attualmente con la TV Capodistria.

27/04/2010 -  Daniele Scarpa

Viaggio in Italia

Sono nato a Prodani, nell'Istria interna, vicino al comune di Motovun/Montona e sono venuto in Italia a 15 anni, ho frequentato il liceo classico a Roma e mi sono iscritto alla facoltà di lettere a Trieste. Ho passato una buona parte della mia vita a Trieste. Poi ho partecipato a un concorso del ministero degli Esteri nell’ambito degli scambi culturali grazie al quale sono andato all’università di Zara, dove sono rimasto per vent’anni.

Alcuni suoi viaggi

I viaggi sono la mia passione, la mia vita. Sono stato a New York, Toronto, Stoccolma, Uppsala, Copenaghen, Londra, Parigi, Budapest. Per me viaggiare è una cosa istintiva, allarga gli orizzonti, si conoscono nuove persone con cui scambiare idee e opinioni: viaggiare è la miglior scuola, perché si impara molto. Basta avere gli occhi e le orecchie aperte.

Trieste-Prodani, in un’ora

Prodani è un piccolo villaggio rurale a un’ora di strada da Trieste. Prodani è un piccolo mondo autoctono, rurale, con tutte le sue peculiarità; Trieste è una realtà che arricchisce dal punto di vista culturale, linguistico. Molti vedono la contrapposizione città-campagna, ma io le considero due cose che si completano a vicenda in cui ognuno porta la propria esperienza. E per farlo, ci vuole una certa apertura mentale. Se si ha il pregiudizio secondo cui la campagna vale meno della città, o viceversa, allora siamo su due strade diverse che non si incrociano mai.

Istria, tesoro di lingue e dialetti

Ho sempre sentito parlare vari dialetti, come il čakavo e l’istro-veneto oltre all'italiano e al croato. Con il tempo ho imparato anche il tedesco. D’altra parte, la storia di queste terre implica anche la conoscenza di tre lingue: il croato, l'italiano e il tedesco, in quanto sono state lasciate varie tracce e, apprendendo le tre lingue, si può conoscere il passato di queste terre. E avendo studiato le parlate locali, ritrovo varie tracce veneziane e i germanismi risalenti all’impero asburgico.

Identità e generazioni a confronto

Ognuno di noi ha un'identità formata da tante parti. Gli schemi imposti sono un retaggio del secolo passato fatto di nazionalismi estremizzati. Invece oggi, stiamo tutti marciando verso l’Europa.

Oggigiorno le generazioni hanno una percezione diversa di sentimento nazionale, regionale o europeo, in quanto non sono condizionate dal passato, che in questa zona è stato duro e violento; per cui sono più obiettivi anche verso le definizioni di “italiano”, “croato” o “istriano”. I giovani si parlano senza problemi e sono facilitati dal fatto di essere mediamente più istruiti e informati rispetto al passato. Inoltre oggi assistiamo al fenomeno della globalizzazione. Ormai si parla di continenti, non più di stati; quindi anche i giovani devono vedere il loro futuro in questa nuova situazione mondiale. D’altra parte non si può andare avanti con la testa rivolta all’indietro!

Il mondo rurale nella poesia di Livio Prodan

Scrivo qualche poesia, come passatempo, in italiano, in croato e in dialetto. Il tema principale è la civiltà contadina perché penso che sia importante registrare questa realtà prima che scompaia, essendo sempre meno i testimoni anziani. A dire il vero tutti noi siamo degli ex contadini, perché se andiamo indietro di tre o quattro generazioni, scopriamo che la maggior parte dei cittadini dei centri urbani proviene dalla campagna. Queste sono anche le nostre radici, una civiltà che è durata per millenni. Oggi cerco di raccontare la civiltà contadina di una volta. Il problema diventa trovare testimoni, perché ormai gli anziani sono pochi e ricordano difficilmente il passato; inoltre, molti villaggi dell’Istria interna sono abbandonati. Scrivo soprattutto per me, per annotare qualche impressione e testimonianza, spesso in dialetto.


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