Le piacciono i luoghi marginali, nascosti, che però, per chi sa vedere, nascondono veri e propri tesori che lei racconta poi a fumetti attraverso il suo ''alter ego'', Anja. Un'intervista a Miriam Blasich

29/09/2008 -  Roberta BertoldiDavide Sighele

Nei tuoi fumetti Gorizia ha un ruolo importante, ma è stato il caso a portarti qui ...

La mia famiglia si è trasferita spesso a causa del lavoro di mio padre, abbiamo girato un po' tutta l'Italia e in uno di questi spostamenti sono capitata a Gorizia. Qui ho frequentato le scuole medie, poi ho fatto anche due anni di superiori. Ricordo il primo impatto: sono arrivata col treno, di notte. Il vagone semivuoto perché tanti scendono a Udine e il grosso si ferma a Venezia. Un treno a scompartimenti e noi avevamo spento la luce per vedere fuori, per sapere dove stavamo andando. Poco prima di Gorizia il passaggio sul ponte che attraversa l'Isonzo è il segnale che si sta per arrivare a Gorizia. Così è cominciata l'avventura goriziana. Sono poi tornata da adulta per viverci e lavorarci.

Cosa ti colpisce di questa città?

Si parla spesso di Gorizia come di una parte d'Italia dimenticata, in realtà questa città ha avuto un ruolo importante nella storia: era un punto di riferimento per l'Impero Asburgico, la "Nizza austriaca", luogo di residenza estiva, giardino vicino al mare. Tutti pensano che a Gorizia non ci sia nulla da vedere. Ma non è così. E' come se questa città preservasse i suoi luoghi con un incantesimo, e questi rimangono vergini. Chi li vuole vedere, può andare da solo, che forse è anche la condizione migliore per percepire l'anima del luogo e darne una propria interpretazione. Gli episodi dei miei fumetti si basano proprio sulle cose che scopro, che per me sono come dei tesori nascosti. Poi da lì la mia fantasia macina avventure, persone reali si trasformano in personaggi da fumetto. Per esempio c'è un fumetto con uno strano tipo che dice: "Io sono un vampiro"... In realtà ho preso ispirazione da un architetto goriziano. Nei giorni successivi alla pubblicazione del fumetto, chi lo aveva letto, incrociandolo per strada ha iniziato a salutarlo con un "Buon giorno, conte". Perché nel fumetto lui è un conte vampiro.

Come hai cominciato a disegnare il fumetto ''Anja''?

Ho mandato richieste di collaborazione a vari quotidiani e riviste di Gorizia. La redazione di Isonzo-Soca è stata quella che ha dimostrato più entusiasmo. Da lì è poi nata la collaborazione. Anja fa vivere la città, i luoghi, i fatti, ma soprattutto le persone. Non so quanto andrà avanti, le sue avventure sono sempre diverse, le situazioni e i personaggi cambiano. Finché il direttore mi dà carta bianca ...
Chi è Anja?
Anja è un personaggio al contempo reale e di fantasia, una ragazza straniera che abita a Gorizia. Non so per quale motivo capiti in questa città ... Non essendo del posto inizia a girare per il centro e i dintorni, facendo parecchi incontri. Anja ha attraversato diverse fasi nel fumetto. Per esempio all'inizio c'è stata una fase in cui era sola, poi si è anche occupata di politica.
Come mai questo nome?
I nomi cadono dal cielo, come la pioggia. Magari quelli dei miei personaggi sentono l'influenza di queste parti. Anja infatti è con la "j", quindi assomiglia ad un nome sloveno.

Hai scelto di ambientare il tuo fumetto in una città piccola come Gorizia...
Di solito i fumetti, almeno quelli americani, sono ambientati a New York, Los Angeles... anche i film...manca la cultura del locale e delle piccole cose. Si tende sempre a dire che ciò che è lontano è più bello. Anja non vive così. Lei è curiosa di quello che la circonda, tutto è interessante se le piace.
Le tue rappresentazioni grafiche sono molto precise, dettagliate, però poi le storie sono fantastiche... Ci sono i vampiri...Come riesci a conciliare questi due aspetti? Come ambienti i vampiri a Gorizia?
E' il mio modo di vedere il mondo. Se mi venisse a mancare la fantasia mi sentirei molto depressa. E' così che interpreto quello che mi circonda. Se poi questa fantasia riesce a coinvolgere i lettori - e questo spesso avviene - vuol dire che non ho tutti torti.
In un episodio Anja va al di là del confine ...
Nel corso di una classica serata con gli amici Anja supera il confine, giungendo nella piazza principale di Nova Gorica. E' una piazza pedonale dove di giorno c'è il mercato e a volte si fanno i concerti. A Gorizia manca una piazza pedonale, invece di là ce l'hanno. Va lì e incontra un ragazzo. Nascono l'amore e l'amicizia. Poi questo ragazzo sparisce, non si sa che fine fa. Però è bello raccontare anche di cose che nascono e finiscono, come succede nella vita. Non è detto che una cosa bella duri per sempre, o che una brutta duri poco.
La percezione che si ha è che qui siano i giovani ad avere il ''coraggio'' di superare il confine ...
Forse si generalizza un po'. Ad esempio chi fa parte della redazione di Isonzo-Soca - molti di loro sono pensionati - sono persone con una grande cultura e viaggiano moltissimo anche al di là del confine. Nei giovani a mio avviso c'è una mancanza di curiosità. C'è chi ha vent'anni e non è mai stato a Nova Gorica. Altri frequentano solo i casinò. Eppure in Slovenia ci sono posti bellissimi lungo tutto l'Isonzo, come Most na Soci e Tolmino, immersi nel verde. Si va nelle Dolomiti e poi non si sa nemmeno dov'è il parco del Trglav ... Il rapporto che i giovani hanno con il confine è secondo me legato ancora molto alla famiglia, alla cultura e al grado d'istruzione.

Che ruolo ha nelle tue strisce l'architettura?

L'architettura è importante perché è l'ambientazione. E' un elemento che affascina le persone, perché vi riconoscono i luoghi: vivono lì e sentono una certa appartenenza, forse anche un certo orgoglio. Mi viene in mente un episodio dei miei fumetti, quello della Transalpina.
Sono andata a fare le foto e le inquadrature, e la gente mi guardava. Mi sono venuti in mente i vecchi foto romanzi delle riviste argentine e italiane e mi sono detta: " Proviamo a fare un collage con le immagini, tipo foto romanzo". Una volta ottenuta la documentazione fotografica, sono tornata a casa e riguardandola mi sono messa a disegnare, interpretando graficamente la struttura della foto, in modo che si riconoscesse il posto.


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