4 febbraio 2011

Sono stati presentati a Bari i risultati del progetto 'Pescamed' che ha coinvolto, oltre all'Italia, quattro paesi del sud-est Europa e cinque paesi del sud del Mediterraneo. Con l'iniziativa si è cercato di convogliare l'attenzione di istituzioni e società civile sui temi della conservazione delle risorse biologiche dei mari, dell’integrità degli ecosistemi marini, nonché sui problemi dei pescatori e delle imprese legate alla pesca

Fonte: IAMB - Istituto Agronomico Mediterraneo - Bari

Elaborazione di Osservatorio Balcani e Caucaso

Si è svolta lo scorso 27 gennaio 2011, all’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari del Ciheam (International Centre for Advanced Mediterranean Agronomic Studies) , la riunione conclusiva del progetto "Pescamed: Sviluppo della cooperazione nel settore della pesca nel Mediterraneo, mondo del lavoro, organizzazioni dei produttori, organizzazioni dei consumatori e formazione".

Finalità del progetto l’analisi delle attività legate alla pesca marittima, alle Organizzazioni sindacali settoriali ed alle associazioni, cui ha fatto seguito un’attività di alta formazione a supporto delle istituzioni dei paesi del Mediterraneo, di divulgazione dei risultati, incontri e workshop rivolti ai rappresentanti dei paesi che hanno partecipato allo stesso (Italia, Croazia, Montenegro, Albania, Turchia, Siria, Libano, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria e Marocco).

Pescamed è stato finanziato dal Ministero italiano delle politiche agricole, alimentari e forestali - Direzione generale pesca marittima e acquacoltura ed attuato dall’Iam di Bari.

Il progetto Pescamed, della durata di 1 anno, è stato finanziato dal Ministero italiano delle politiche agricole, alimentari e forestali - Direzione generale pesca marittima e acquacoltura ed attuato dall’Iam di Bari per un importo di 920.000 euro ed è stato attuato dall’Istituto Agronomico Mediterraneo.

Attraverso il coinvolgimento dell’Iamb, in un’ottica di cooperazione internazionale, si è potuto attivare un dialogo tra i paesi della riva sud ed est del Mediterraneo al fine di rendere attori del proprio sviluppo gli stessi pescatori. Il programma di Pescamed è stato articolato in tre fasi: raccolta delle informazioni nei paesi attraverso la partecipazione attiva degli esperti, formazione e dibattito. Con tale iniziativa si è inteso convogliare l’attenzione delle istituzioni e della società civile sui temi della conservazione delle risorse biologiche dei mari, dell’integrità degli ecosistemi marini, nonché sui problemi dei pescatori e delle imprese legate alla pesca.

È necessario conoscere meglio il mondo della pesca, delle organizzazioni dei pescatori, delle organizzazioni sindacali e, soprattutto, creare un dialogo tra essi per far crescere una filosofia comune, che regoli ed integri le scelte di tutti gli attori della filiera. Lo sviluppo di una pesca responsabile e sostenibile nel Mediterraneo dipende non solo dalla capacità di regolare l’accesso alle risorse per consentirne una effettiva rinnovabilità, ma richiede, soprattutto, una ampia base conoscitiva sullo stato delle risorse biologiche dei mari e degli ecosistemi marini in generale.

La pesca eccessiva, non regolata ed illegale ha, unitamente a molteplici impatti antropici, comportato il declino di molti stock ittici; dunque è necessario portare l’attenzione delle istituzioni nazionali e delle organizzazioni internazionali sullo stato delle risorse e sulle misure di conservazione e gestione delle stesse. Lo sviluppo delle misure di conservazione comporta una serie di ripensamenti sulle modalità di esercitare la pesca, ad esempio, più selettiva, con modelli di regolazione condivisi, con sistemi di controllo equi ed efficaci.

Tali misure hanno, comunque, effetti sulla base sociale, sui mercati, sulle economie costiere. Gli attori di tale scenario sono: i cittadini che consumano i prodotti della pesca; gli Stati che dispongono di un bene collettivo rappresentato dalle risorse; i pescatori che, dalla loro attività, traggono opportunità economiche ed occupazionali. Le imprese della pesca e le loro organizzazioni devono, quindi, essere attori primari nello sviluppo delle politiche della pesca attraverso le associazioni di categoria. Analogamente, i lavoratori dipendenti devono essere attori dello sviluppo di una pesca responsabile, grazie, anche, a condizioni di lavoro e di retribuzioni eque.

E’ necessario creare un flusso di informazioni tra le organizzazioni dei vari paesi. E’ necessario, altresì, che i governi nazionali e le organizzazioni internazionali prendano atto delle posizioni che emergono dal mondo delle imprese e dei sindacati della pesca, al fine di perseguire lo sviluppo di una pesca responsabile che consideri le componenti ecologiche, economiche, sociali e giuridiche. Le Istituzioni nazionali ed internazionali, gli istituti di ricerca, le organizzazioni non governative, devono dare priorità agli studi sugli aspetti sociali e sulla governance del sistema pesca nelle varie realtà geografiche, privilegiando lo sviluppo di reti che facilitino lo scambio di esperienze, di informazioni e che portino ad un sistema di regole comuni e condivise.

I risultati di Pescamed sono stati raccolti in un rapporto che, dopo l’analisi da parte dei rappresentanti dei Paesi coinvolti nel progetto, sarà pubblicato sul sito dedicato al progetto stesso. Tale documento di sintesi non ha finalità di natura politica, né implica responsabilità o scelte da parte dei partecipanti, consci che tale materia è prerogativa delle autorità politiche preposte nelle sedi internazionali opportune.