20 gennaio 2010

Un altro anno di cooperazione allo sviluppo, tra programmi finanziati o in fase di progettazione e lavoro sul campo. Anna Zambrano, direttrice dell'Unità Tecnica Locale di Belgrado, fa il punto sulle attività svolte nel 2009 in Serbia, in Kosovo e in Montenegro

Fonte: Cooperazione allo Sviluppo in Serbia

Anna Zambrano, da oltre tre anni Direttrice dell'Unità Tecnica Locale di Belgrado, fa il punto sulle attività svolte dalla Cooperazione Italiana nel 2009 in Serbia, in Kosovo e in Montenegro, in settori che vanno dal sostegno a minori e disabili fino a programmi dedicati alla cultura e all'ambito economico.

Qual è il bilancio per il 2009 sulle attività dell'Unità Tecnica Locale di Belgrado?

Possiamo dire che il 2009 è stato un anno di transizione, di passaggio. Molte attività e progetti che erano stati preparati nel 2008 hanno avuto una lenta ripresa nel 2009, soprattutto a causa di problemi amministrativi. Tutto ciò che è stato fatto quest'anno era, di fatto, già stato programmato l'anno precedente, come il progetto sui minori in Serbia, quelli sull'agricoltura e sulla disabilità in Kosovo e i vari programmi sulla cultura. Il 2009 è stato un periodo di riflessione e di maturazione dei progetti, mentre il 2010 si prospetta come un anno più "operativo" e di grande attività.

Quali saranno i progetti più importanti che l'UTL ha in programma nel 2010?

È una domanda che mi porta a compiere una scelta molto personale tra le attività che saranno realizzate. Sono un'appassionata di cultura e quindi sono molto felice del finanziamento di due programmi in particolare. Il primo è quello dedicato alla catalogazione dei beni culturali in Kosovo. Attraverso il programma finanziato dalla DGCS, riusciremo a conservare il patrimonio culturale locale, difendendo e valorizzando il territorio che lo accoglie. È una scelta azzeccata e di grande respiro. Il secondo programma che mi sta a cuore è quello che permetterà la creazione dell'Istituto per la Conservazione di Belgrado, l'ICK.

L'ICK sarà la prima istituzione educativa operativa nell'area balcanica dedicata esclusivamente alla formazione dei professionisti del restauro.

Certo, ma non solo. Il progetto include una novità interessante, ossia quella di portare gli esperti in tre province serbe più interessanti dal punto di vista culturale e turistico, senza concentrare tutto a Belgrado, la futura sede dell'Istituto. È un'idea, condivisa dal Ministro della Cultura serbo, Nebojša Bradić, che consentirà un energico e interessante intervento sul territorio.

Oltre alla cultura, su che settori la Cooperazione Italiana punterà nel 2010?

Continueremo a portare avanti un discorso di ampio respiro sulle piccole e medie imprese, anche attraverso la seconda Linea di Credito di oltre 30 milioni di euro. Questo programma sarà accessibile anche alle municipalizzate serbe che, con la crisi economica globale, hanno subito un grande shock finanziario. La Linea di Credito consentirà loro di accedere a nuove, fondamentali risorse necessarie a migliorare la fornitura di servizi ai cittadini. L'UTL continuerà poi a puntare - forte dell'appoggio dell'Ambasciata d'Italia - sulla formazione, l'informazione e la creazione di network tra Italia, Serbia, Kosovo e Montenegro relativi ai fondi europei - in particolare IPA I e II e Twinning - strumenti decisivi per la futura integrazione europea della regione balcanica.

Una delle novità del 2010 sarà l'estensione delle competenze dell'UTL di Belgrado alla Bosnia-Erzegovina. Come mai questa scelta?

Il passaggio di consegne avverrà a giugno. Posso affermare che è stata una decisione importante, soprattutto perché valorizza il ruolo centrale di Belgrado rispetto alle altre regioni dei Balcani.

Il 2009 si è chiuso con una decisione storica per i cittadini di due Paesi in cui la sua UTL opera. Dopo quasi due decenni, serbi e montenegrini potranno viaggiare liberamente nell'Unione Europea, senza bisogno di visti. Come valuta questo passo, fortemente voluto e sostenuto dall'Italia?

Rispondo attraverso un aneddoto. Ieri ero in un supermercato e uno degli addetti alle vendite, dopo avermi chiesto se ero una cittadina dell'Unione, mi ha ringraziato per questa nuova opportunità che è stata offerta alla gente di Serbia e Montenegro. Dal punto di vista politico e sociale, la scelta dell'abolizione dei visti è fondamentale. Lo scambio di conoscenze reciproche e di culture non potrà che far bene al processo d'integrazione europea. Qui la gente deve conoscere cos'è l'Europa e che valori incarna, superando l'idea che le istituzioni di Bruxelles siano solo rigide e sanzionatorie. È stata una decisione felice e dalle conseguenze pratiche importantissime che, mi auguro, potrà essere condivisa fra un po' di tempo anche dai cittadini del Kosovo.