28 aprile 2008

All'Assemblea delle associazioni della Provincia di Trento si è fatto il bilancio di cinque anni di lavoro. Iva Berasi, assessore all'emigrazione e solidarietà internazionale, ne ha esposto alcuni elementi di valutazione

Fonte: AISE

Il mondo della solidarietà trentino si è dato appuntamento nel pomeriggio del 22 aprile scorso presso la sala Congressi della Federazione della cooperazione, per l'Assemblea generale delle associazioni.
L'appuntamento di quest'anno è stata l'occasione per tracciare un bilancio di un quinquennio che ha visto il movimento crescere sia per numero di progetti sia per la qualità degli stessi, raccolti nel settimo volume "Il Trentino e la solidarietà internazionale", vero e proprio mappamondo ragionato della presenza dei volontari della provincia in tutti i Continenti.

I lavori hanno affrontato anche le nuove sfide e le nuove iniziative, quali l'avvio del Centro di formazione per la solidarietà internazionale, scuola per volontari che sarà ufficialmente costituita alla metà del mese di maggio, e la prossima presentazione della Rete internazionale delle donne per la solidarietà, iniziativa inserita nel programma del Festival dell'economia di Trento. E sempre in tema di Trentino, l'assemblea si è interrogata, in apertura dei lavori e su proposta dell'assessore provinciale all'emigrazione e solidarietà internazionale, Iva Berasi, sulla situazione locale dell'immigrazione.

L'assessore ha delineato alcuni elementi di valutazione sull'azione complessiva realizzata. "Vorrei porre all'attenzione dell'assemblea - ha detto - quattro aspetti, che a mio parere costituiscono altrettanti elementi centrali, dell'azione sviluppata dalla comunità trentina in questo quinquennio, nell'ambito della solidarietà internazionale".

Un primo elemento riguarda il metodo di lavoro. "Ogni azione, ogni progetto, ogni iniziativa - ha ribadito Berasi - è nata e si è sviluppata valorizzando la massima partecipazione di tutti, in tutte le sue fasi".

Un secondo elemento riguarda l'ambito più generale nel quale l'azione del mondo della solidarietà trentina si colloca. "Si è voluto - ha aggiunto - fin dall'inizio fare riferimento esplicito agli Obiettivi di sviluppo del millennio, non tanto e non solo per l'importanza intrinseca che l'azione lanciata dalle Nazioni Unite riveste, ma soprattutto per sottolineare la coscienza che o la nostra azione è inserita in un ambito più ampio di livello mondiale, o rischia di rimanere pura e semplice testimonianza. La Provincia di Trento, crede invece fermamente che quanto auspicato dall'ottavo obiettivo, cioè la costruzione di una partnership globale, possa effettivamente essere praticato, anzi sia la sola chance che abbiamo per affrontare seriamente e con qualche speranza di successo la grave situazione di squilibrio che abbiamo di fronte".

Un terzo elemento riguarda l'approccio di genere. L'attenzione alla componente femminile si è rivelata indispensabile per almeno due ragioni; le donne sono coloro che più subiscono le discriminazioni, le donne sono l'elemento più affidabile per avviare processi di emancipazione e di auto sviluppo.

Un quarto ed ultimo elemento riguarda lo sguardo posto sul livello locale, dentro le comunità. "Nell'epoca dell'interdipendenza e della globalizzazione - ha detto l'assessore -, non ha più alcun senso distinguere il mondo sulla base di parametri quali nord-sud, sviluppato-sottosviluppato, ricco-povero. Abbiamo pezzi importanti di sud al nord e viceversa. Quello che io faccio oggi a casa mia, cosa acquisto, come mi muovo, quanti rifiuti produco, che relazioni sociali instauro, ha riflessi diretti su quanto accade in un altro punto del mondo e viceversa. Per questo forse non ha più nemmeno senso parlare di solidarietà internazionale, perché l'aggettivo internazionale è pleonastico, un di più che non serve specificare, scontato, la solidarietà o è internazionale, meglio mondiale, o non è. Perché non possiamo non vedere che tutti i fenomeni sono tra loro interconnessi".
La solidarietà internazionale in Trentino ha visto avviarsi progetti importanti, come la Scuola di formazione per la solidarietà internazionale e la Rete internazionale delle donne per la solidarietà internazionale, favorito relazioni territoriali come nei Balcani, in Mozambico, in Brasile.