19 giugno 2012

Lo scorso 14 giugno è avvenuto l'ennesimo omicidio nell'area di Scutari, Albania, legato alla vendetta di sangue. Il caso raccontato in dettaglio nel comunicato dei volontari di Operazione Colomba, Corpo Nonviolento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII attiva a Scutari da dieci anni

Giovedì 14 giugno, nel primo pomeriggio due persone armate hanno aperto il fuoco su Kol e Marije Qukaj. Marje di 17 anni è morta sul colpo mentre il nonno Kol di 70 anni è morto durante il trasporto in ospedale.

I due stavano lavorando in un campo nei pressi della loro abitazione nel villaggio di Kir, regione montuosa di Dukagjin, nel nord dell'Albania. Il movente del duplice omicidio è da imputarsi a fatti di “vendetta di sangue” e legato ad un precedente omicidio. Due anni fa, l'8 luglio 2010, nello stesso villaggio è stato ucciso con colpi di arma da fuoco il 60enne Ndoc Dedë Voci ( Prroj), padre di 4 figli.

Per questo assassinio è attualmente in carcere un suo vicino, Gj. Qukaj, familiare di Kol e Marije Qukaj. Pare che il motivo che ha scatenato questa faida sia legato all’utilizzo dell'acqua destinata all'irrigazione.

Le vendette di sangue si “regolano” sul Kanun, che è un Codice consuetudinario risalente al Medioevo e trasmesso oralmente per secoli in Albania; originariamente regolava la vita sociale, familiare e individuale di piccoli villaggi.

Oggi, nel nord dell’Albania, sopravvive una parte di questo codice (in forma degenerata) in cui si sancisce che l'onore perduto (a causa di una lite o per l'uccisione di un parente) deve essere pagato con il sangue, dunque con un altro omicidio.

Questo avvia faide senza fine che coinvolgono intere famiglie ma soprattutto bambini e ragazzi costretti a portare avanti la vendetta o a stare segregati in casa per paura di essere vittime di vendetta.

I volontari di Operazione Colomba, insieme ai membri della Comunità Papa Giovanni XXIII e ai volontari in Servizio Civile (Caschi Bianchi) presso di essa, condividono la vita con le famiglie recluse e le sostengono cercando di avviare processi di riconciliazione e mediazione tra le parti.

I volontari di Operazione Colomba condannano qualsiasi forma di omicidio e anche in questo caso vogliono stare vicini a tutte le famiglie coinvolte in questa vicenda cercando di arginare l’ulteriore degenerazione della situazione.

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