20 settembre 2006

Il più importante progetto di cooperazione internazionale decentrata realizzato in Bosnia. Così l'Ambasciatore d'Italia in Bosnia-Erzegovina, ha definito la struttura riabilitativa-fisioterapica per minori disabili inaugurata a Ilidza, a pochi chilometri da Sarajevo

Fonte: Regione Marche
La missione istituzionale della Regione Marche, impegnata nel progetto triennale di cooperazione avviato in collaborazione con l'Emilia Romagna e che ha visto l'impegno del Ministero degli Esteri e delle due Regioni per circa 7 milioni di euro, è iniziata il 15 settembre e si è conclusa il 19 con l'inaugurazione di un'analoga struttura socio-sanitaria a Banjia Luka, nella Repubblica Srpska, l'area a maggioranza serba in Bosnia. A tagliare il nastro del nuovo Centro fisioterapico che sarà gestito dal Policlinico di Sarajevo, oltre all'Ambasciatore, l'assessore regionale alla Formazione-Istruzione Ugo Ascoli che guida la delegazione regionale, il Presidente del Consiglio regionale Raffaele Bucciarelli, i consiglieri regionali Marco Lucchetti, Guido Castelli e il consigliere regionale dell'Emilia Romagna, Gianluca Borghi. Ha presenziato alla cerimonia anche il Primo Ministro del Cantone di Sarajevo, Denis Zvizdic che ha ringraziato l'Italia e le due Regioni per quello che stanno facendo nel suo Paese.

"Un modello di partenariato e di buoni metodi di lavoro" ha detto Ugo Ascoli- per costruire insieme un'unica regione Euro-adriatica-mediterranea. Ma soprattutto un progetto strategico di sviluppo sociale e di investimento nei giovani, cioè di investimento per il futuro di questo Paese. "Per il presidente Bucciarelli vi è la necessità di progetti di questo tipo "per ricostruire la coesione sociale, fondamentale per la Bosnia che sara` parte determinante della nuova Europa".

Nella "Gerusalemme dei Balcani", così è chiamata Sarajevo per il miscuglio di culti religiosi nella città, che non può dimenticare le ferite dei mille giorni d'assedio, visibili negli edifici e in ogni angolo di strada e anche nei 3000 militari della missione EUPM (European Union Police Mission) ancora presenti di cui 700 italiani, in una Bosnia ancora frammentata nell'assetto costituzionale (180 ministri nel solo cantone di Sarajevo) e con le elezioni politiche alle porte, questa nuova struttura socio-sanitaria rappresenta un punto di riferimento e una speranza per molte famiglie. Circa 3000, che beneficeranno direttamente e indirettamente delle prestazioni socio-sanitarie. Il nuovo centro riabilitativo - 500 mq ristrutturati - è un edificio ora con una bella piscina, attrezzature avanzate per la rieducazione di bambini e giovani fino a 25 anni ricoverati in day hospital, ricostruito in mezzo a ciò che resta della vecchia sede: due palazzi sventrati dalle granate.

Ci sono bisogni inespressi che devono essere intercettati, c'è ancora separazione dei disabili nelle famiglie, una realtà che non conosce integrazione né sotto il profilo educativo-scolastico, né tantomeno lavorativo. C'è anche una grande area di disagio giovanile in fase di studio: molti ragazzi, ora poco più che ventenni, sono affetti da sindromi comportamentali dovute ai traumi del conflitto avvenuto quando erano adolescenti o preadolescenti. "Un progetto di cooperazione, dunque, nato con l'intento di contribuire a cambiare in meglio questo Paese e che ha cambiato un po' anche noi che ci abbiamo lavorato con passione", è la riflessione del rappresentante dell'Emilia Romagna, Gianluca Borghi.

Le Marche non hanno portato a Sarajevo solo sostegno allo sviluppo sociale, ma anche un originale scambio culturale. Nell'ambito della missione marchigiana, infatti, per la prima volta il Festival di Musica Klezmer, patrocinato da Regione Marche e ARCI si è aperto a Sarajevo. E sabato al "Sartr Teatr" , il Teatro della Guerra, rimasto attivo anche negli anni del conflitto, l'ospite d'eccezione era Moni Ovadia con il suo "Kavanah" (partecipazione), recitato in bosniaco, ricamando con la voce preghiere in yiddish e accompagnato dall'eccezionale quartetto d'archi, "Arke". "Il teatro e la musica uniscono i popoli - ha detto Moni Ovadia - e questo è importante, ma noi Europei abbiamo il preciso dovere di dare un futuro a questo Paese, che deve entrare presto in Europa, perché prima non abbiamo fatto molto per evitare la guerra. Un futuro che ora non ha.
Il Festival Klezmer, come è nell'anima di questa musica, continua il suo viaggio, accompagnando la missione istituzionale: oggi al Meeting Point di Sarajevo il film-documentario di Roberta Biagiarelli "Souvenir Srebrenica" sul genocidio del 1995. Domani il "Trio Seneca" con Giovanni Seneca a Banja Luka.